Omicidio Pamela, l’orribile racconto del nigeriano che voleva: “Farci il brodo che poi ce lo mangiamo”

«Facci il brodo…». Innocent Oseghale non era solo quando Pamela Mastropietro fu uccisa e smembrata. Il nigeriano, accusato di omicidio e violenza sessuale sulla 18enne, è rinchiuso nel penitenziario di Ascoli, ma se ha sempre ammesso il vilipendio e l’occultamento del cadavere continua a respingere l’accusa di omicidio. E come emerge da un colloquio in carcere con la compagna carpito dalle telecamere, e risalente al marzo 2018, l’africano punta il dito contro un amico, accusandolo di essere stato lui ad uccidere Pamela.

Ma spuntano altri dettagli. Oseghale avrebbe confessato a un ex poliziotto i macabri particolari di quel brutale assassinio: «Facci il brodo che poi ce lo mangiamo. Me l’ha detto Desmond e mentre io la colpivo lui la teneva ferma». È questa la testimonianza choc del nigeriano, riportata da La Verità, finora ignorata dagli inquirenti. A raccogliere le confessioni dell’accusato – scrive ancora il quotidiano – è A.D.S., un ex poliziotto che in carcere ha raccolto le confessioni dell’uomo.

 

 

La frase “facci il brodo che poi ce lo mangiamo” sarebbe stata pronunciata da Desmond Lucky dopo che Pamela era stata ammazzata, chiedendo Oseghale a far sparire immediatamente il cadavere. Ovviamente Desmond Lucky, in udienza, com scrive il Giornale, ha negato tutto. E poi ci sarebbe anche un terzo nigeriano, Lucky Awelima, che intercettato in carcere diceva: «Oseghale ha già fatto a pezzi altre donne, Oseghale è un capo e io ho paura». In seguito, chiamato a deporre, negò tutto pure lui. Fatto sta che sia Lucky Awelima e Desmond Lucky sono usciti dal processo Mastropietro venendo condannati, rispetivamente, a 8 e 6 anni per spaccio di droga.

Exit mobile version