Oggi comincia la campagna vaccinale. E propagandistica

d-day

Il D-Day, 6 giugno del 1944, è il nome in codice con cui venne identificato lo sbarco in Normandia degli alleati che portò alla fine della seconda guerra mondiale. Oggi viene riesumata questa storica identificazione per dare il via alla campagna vaccinale europea anti Covid. Il V-Day. Laus Deo.

E nessuno, almeno nella nazione dell’autocelebrazione politica, poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di apparire davanti alle telecamere e gonfiare il petto come i tacchini.

Complice involontaria anche una splendida giornata romana, nel piazzale dell’ospedale Lazzaro Spallanzani, sono sfilati tutti gli alti papaveri che infestano la nostra desolata patria. Tutti a farsi belli e importanti. A dire “menomale ci siamo noi”.

Ed ecco quindi apparire, in ordine sparso: Zingaretti (purtroppo non l’attore), l’indispensabile movimentatore di denaro Arcuri (anche qui avremmo preferito la Manuelona), l’oggetto di studi lombrosiani Speranza (finita, insieme alla carità).

Giusy si è limitato ad un cinguettio su Twitter: forse non voleva condividere la ribalta con altri inferiori.

Mi è sfuggito però il passaggio che questi fenomeni da baraccone hanno dedicato alla terribile situazione economica italiana. Ma ci sta che, dopo i bagordi (non assembrati) di questi giorni di festa moderata e parecchio rossa, io abbia ancora il cervello obnubilato e non lo abbia sentito. Sicuramente colpa mia, non c’è dubbio.

Mentre sentivo sproloquiare questi alti papaveri (da cui si estrae come ben sapete l’oppio), mi è venuta in mente una frase simbolo del capolavoro Pulp Fiction di Quentin Tarantino, che invito a vedere qui sotto.

Ecco, lì mi sembrava che se ne stessero facendo. E a profusione.

Menomale che ci sono loro a sistemare la povera Italia.

 

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