No-Tav, no progresso

Fossi un manifestante NO TAV sarei furioso, imbufalito, assetato di sangue. Ma non verso le istituzioni, bensì verso quei viziati figli di papà che devono andare a devastare tutto, vanificando quanto di buono possa portare una manifestazione pacifica.

Da quando è nata la democrazia, manifestare è sempre stato un modo di fare intendere il proprio dissenso. E come sempre, o almeno spesso, accade, quando il proprio dissenso è esternato in modo civile, viene preso in maggiore considerazione. Chi urla più forte, urla e basta.

Una manifestazione organizzata bene, quella di Chiomonte, con famiglie e bandiere a camminare verso il cantiere. Più di cinquemila persone armate solo di buone intenzioni.

E poi i soliti noti: dal centro sociale Askatasuna di Torino, a creare disordine sociale. A scatenare parapiglia e forzare cancelli, a lanciare sassi e petardi contro le forze dell’ordine.

Gente che non ha niente a che vedere con la famosa tratta Torino – Lione, gente che è lì solo per distruggere: non solo quello che simbolicamente produce lo Stato, ma anche quello che cercano di fare comprendere i manifestanti civili.

Ora io mi chiedo, anzi vorrei chiedere ai manifestanti: non volete l’alta velocità, siete contro l’innovazione tecnologica e ci sta, sono scelte private. Però come vi piace tornare a casa con le vostre auto, accendere la luce, andare nel vostro frigo e prendere una bella birra fredda, e poi magari la mattina farsi una doccia con l’acqua corrente calda.

Ecco: questa e tutta tecnologia. Quella che voi ottusamente rifiutate.

Torniamo all’età della pietra?

Con porti efficienti in Italia e la TAV, le merci arriverebbero dall’Asia a destinazione con buoni 15 giorni in meno, senza contare l’abbattimento dell’inquinamento utilizzando più vie ferrate. Ma forse i grandi e potenti porti del nord Europa non sarebbero proprio contenti…

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