In questi giorni varie amministrazioni Comunali stanno procedendo nel formulare atti per concedere il patrocinio istituzionale alla manifestazione
“Toscana Pride 2025”, che si terrà a Prato il prossimo 21 giugno
Una scelta che considero inopportuna sul piano amministrativo, poiché il patrocinio comunale – pur non comportando oneri economici – implica comunque un avallo istituzionale che, a mio avviso, non dovrebbe essere concesso a manifestazioni dal carattere fortemente ideologico. L’ente locale ha il dovere di rappresentare tutti i cittadini, evitando di assumere posizioni divisive che rischiano di alimentare contrapposizioni sociali, soprattutto su temi delicati e complessi come quelli legati all’identità sessuale e alla famiglia.
Come responsabile regionale per la Toscana del Dipartimento Famiglia e Valori Non Negoziabili di Fratelli d’Italia, sottolineo che il cosiddetto “Pride”, pur dichiarandosi inclusivo, porta con sé un carico ideologico che spesso mira a ridefinire in chiave relativista i fondamenti antropologici della società, a cominciare dalla famiglia e dal ruolo educativo dei genitori.
Diciamo no alle Discriminazioni senza ideologia
Siamo e saremo sempre contro ogni forma di discriminazione nei confronti della persona, ma non possiamo accettare che la lotta per i diritti venga piegata a logiche ideologiche che mettono in discussione la centralità della famiglia naturale e il diritto dei minori a crescere con un padre e una madre.
Rivolgo quindi un appello a tutte le istituzioni locali affinché il patrocinio torni a essere uno strumento di unità, non un atto di adesione a visioni culturali che non rispecchiano l’identità né la sensibilità di una parte significativa della nostra comunità. Rinnoviamo pertanto il nostro appello a tutte le istituzioni locali affinché si astengano dall’utilizzare il patrocinio pubblico per legittimare iniziative che dividono anziché unire, e che promuovono modelli antropologici e culturali non condivisi da ampie fasce dei cittadini toscani.
La promozione della dignità umana e la lotta a ogni forma di discriminazione non possono e non devono tradursi in un’adesione acritica a parole d’ordine ideologiche. Difendere la famiglia naturale, l’educazione libera da pressioni ideologiche e il primato dei genitori non è discriminazione: è responsabilità verso il futuro.