Nessuno si inginocchia per le donne afghane

calcio

È passato poco più di un mese dalla finale degli europei di calcio. Verranno ricordati, oltre che per la vittoria dell’Italia, per la scelta di molte squadre nazionali di inginocchiarsi prima dell’inizio della partita, come gesto contro le discriminazioni razziali.

Il mondo dello sport, con il “taking the knee”, vuole e cerca di fungere da cassa di risonanza di un gesto simbolico nella lotta per i diritti civili.

Sabato scorso è iniziato il campionato di calcio italiano. A pochi giorni di distanza da quando il popolo afghano ha visto il riaffermarsi del regime talebano, una volta avuto campo libero dalla resa americana. E con il governo talebano, molte norme del nuovo governo prenderanno come base la sharia, la legge islamica.

Sappiamo bene quale ricaduta ciò avrà sulle condizioni di vita delle donne afghane. Che pagheranno, in termini di perdita di diritti e dignità, il prezzo più alto!

Si è inginocchiato nessuno per le donne afghane?! Non mi risulta. Né sono apparse sui social fotografie di femministe di sinistra più o meno colorate sul volto con hashtag ad hoc tipo #stiamoconledonneafghane #noalburqua o altro.

Oriana Fallaci lo disse tempo fa

Il politically correct non vuole schierarsi contro l’Islam, diciamolo chiaramente.

Lo aveva già scritto Oriana Fallaci ne “La forza della ragione”: puoi dire la tua sul Papa, il Vaticano, la Chiesa Cattolica, ecc. “Ma se fai lo stesso con l’Islam, col Corano, con Maometto, coi figli di Allah, diventi razzista e xenofobo e blasfemo e compi una discriminazione razziale”.

Ed il silenzio che “sentiamo” dalla politica di sinistra, che ci ha ormai abituati a propinarci lezioni su ogni tema civile, è a dir poco assordante. Il segretario del PD Letta che chiedeva ai giocatori della nostra nazionale di calcio di inginocchiarsi, dov’è finito? Troppo impegnato nella campagna elettorale per le suppletive senesi per occuparsi del tema dei diritti delle donne afghane?

Siamo contro ogni discriminazione razziale e sessuale. Ma se tale discriminazione è frutto di un fanatismo religioso, lì ci fermiamo. “La religione oppio dei popoli” scriveva Marx. Quale miglior citazione per un popolo che sull’oppio fonda proprio la sua economia e che fa del fanatismo religioso la propria legge?

Le donne afghane non avranno, quindi, che qualche sporadico post di solidarietà proveniente da destra e da manca; qualche assurdo paragone fra il loro odiato ed odioso burqa e le contestate mascherine anti-covid, da parte dei no-vax. Se sono fortunate, qualcuno dedicherà loro un “Bella ciao” con tanto di pugno alzato. Ma non si parli di inginocchiarsi ad inizio partite o, men che mai, nelle aule parlamentari.

Per “meritare” tale gesti occorre essere neri o gay. Essere donne non basta. Facciamocene una ragione.

 

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