MPS, il PD riscopre la moralità bancaria: ma da che pulpito arriva la predica
La richiesta di chiarimenti avanzata da Elly Schlein al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sull’operazione MPS–Mediobanca sta suscitando più di una perplessità
Non tanto perché un’opposizione non abbia il diritto di fare domande – anzi, è un suo dovere – ma per il peso della storia recente: quella di una banca che, proprio quando era considerata un feudo politico del centrosinistra toscano, rischiò il collasso a causa di una delle peggiori operazioni bancarie della storia italiana, l’acquisizione di Antonveneta.
Un passato ingombrante: la stagione senese del PD
Per anni la Fondazione MPS, azionista di controllo, fu espressione diretta delle amministrazioni locali guidate dal centrosinistra.
Non è una narrazione polemica: è un dato ricostruito da inchieste, sentenze e analisi istituzionali
In quel contesto politico-gestionale nacquero decisioni che si rivelarono devastanti: l’acquisto di Antonveneta a un prezzo fuori mercato, senza due diligence, con un impatto immediato su debito, capitale e credibilità della banca.
All’epoca il PD non prese le distanze con chiarezza
La dirigenza difese a lungo Mussari e le scelte di governance della banca. Le autocritiche arriveranno anni dopo, quando la crisi era ormai esplosa e i commissariamenti avevano messo a nudo la fragilità del sistema senese.
Oggi: una banca risanata e un clima completamente diverso
Dopo il salvataggio pubblico del 2017 e la successiva gestione tecnica e politica, MPS è tornata in utile, ha ridotto drasticamente i crediti deteriorati, ha rafforzato il capitale ed è stata rimessa in condizione di operare come un istituto normale. I governi degli ultimi anni – compresi quelli di centro-destra – hanno proseguito il percorso di riequilibrio e riportato stabilità a una banca che sembrava perduta.
In questo quadro, l’operazione MPS–Mediobanca non presenta analogie con Antonveneta
È vigilata, scalabile, sostenuta da basi patrimoniali solide e vista da molti analisti come un potenziale asset positivo. Non è un salto nel buio, non è un’acquisizione a debito e non mette a rischio l’esistenza stessa dell’istituto.
Perché allora questa improvvisa severità del PD?
La richiesta di Schlein è legittima sul piano istituzionale, ma appare discutibile sul piano politico. Le stesse forze che non denunciarono per tempo un’operazione che stava distruggendo una delle più antiche banche del mondo oggi contestano un’operazione industriale di tutt’altra natura, condotta in un contesto regolamentare e patrimoniale completamente diverso.
Il rischio è evidente: trasformare una normale attività di controllo parlamentare in una predica morale che, per storia recente, suona stonata
Perché il PD ha pagato un prezzo politico altissimo per la vicenda MPS, ma non ha mai compiuto fino in fondo una riflessione pubblica e organica sulle responsabilità della propria classe dirigente territoriale.
Un dibattito che richiederebbe meno amnesia e più coerenza
MPS è sopravvissuta non grazie alle stagioni delle nomine politiche, ma nonostante esse. Oggi è una banca risanata e stabile, che sta cercando un percorso di crescita industriale. Che il PD pretenda trasparenza è legittimo; che lo faccia ignorando il proprio passato recente è ciò che alimenta lo scetticismo.
In definitiva, è comprensibile che molti osservatori commentino: “da che pulpito arriva la predica”.
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