Ministri dell’Istruzione per un giorno

Ministri dell’Istruzione per un giorno

La scuola italiana riparte. Come ogni anno, tutti o quasi, esperti o improvvisatori, si cimentano nel secondo sport italiano, dopo quello di Commissario tecnico della nazionale italiana: diventare almeno per un giorno ministro dell’istruzione.

È così che “piovono” sulla scuola italiana le diagnosi più impietose o le speranze più improbabili, spesso non sorrette dalla pre -condizione decisiva ovvero la conoscenza diretta e sul campo del problema.

Non di sola ingegneria didattica

In questa sede non ci attarderemo né sull’ennesima analisi e neppure sul toto – riforme. Preferiamo parlare più di filosofia della formazione umana che di “ingegneria didattica”.

Dietrich Bonhoeffer in Resistenza e resa ci offre un suggestivo spunto al riguardo: “Per l’uomo responsabile la domanda non è ‘come io me la cavo eroicamente in questo affare’ bensì ‘come la generazione che viene potrà continuare a vivere’”. L’impegno per noi ineludibile è quello di costruire insieme ai giovani un futuro migliore rispetto al presente che viviamo, con uno spirito antitetico a quello dell’indifferenza.

La scuola, insieme a tanti aspetti importanti, privilegi questa missione prioritaria, fondamento di ogni relazione tra persona e comunità.

Al di là di tante disfunzioni strutturali e lacune da colmare, progetti didattici da ricalibrare, delicate questioni economiche e sindacali, siamo attesi dal crinale decisivo per chi ha a cuore l’avventura educativa.

Dalla “schermatura di sè” al milaniano “I care”

Il filosofo canadese Charles Taylor non ha dubbi nel delineare la più grande malattia del secolo: la schermatura di sé. Si tratta di una forma, sempre più presente nei nostri giovani, di chiusura ed isolamento, scarsa fiducia o paura del mondo circostante e, soprattutto, mancanza di prospettive e senso del futuro.

Se la scuola italiana non lavorerà all’unisono con i giovani per curare questo “male oscuro”, ogni altro intervento, da solo, si rivelerà vano.

L’evento educativo non è un fatto individuale, da risolvere solo con un curriculum di tutto rispetto.

La sostanza che soggiace all’intero percorso scolastico è quella già mirabilmente delineata da Don Lorenzo Milani con l’espressione sintetica e da non banalizzare: I care.

La bellezza dell’avventura educativa, oltre a costruire la nostra personale autonomia culturale, deve restituirci la consapevolezza di una ritrovata dimensione corale di appartenenza. Una prospettiva etica di comunità, sempre più grande, contro ogni chiusura individualistica.

Una sfida senza precedenti che neanche un PNRR specifico fatto alla perfezione potrà sostituire.

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