Michela Murgia è morta

Michela Murgia è morta

La morte lascia sempre attoniti e silenziosi, anche quando prevedibile e prevista, persino quando è resa pubblica dalla stessa protagonista.

SCOMPARSA DI UN’ANTICONFORMISTA

E questo è il sentimento che c’è o che almeno ci dovrebbe essere – silenzio attonito – di fronte alla scomparsa di Michela Murgia, scrittrice e intellettuale sarda che tanto ha fatto parlare di sé negli ultimi anni per le sue posizioni estreme contro il presunto patriarcato e in difesa di un modo di vivere che fa dell’antitradizionalismo la sua cifra essenziale.

Una vita spesa coerentemente con i propri valori e i propri ideali non vi è dubbio, sino all’atto estremo del matrimonio in “articulo mortis” con Lorenzo Terenzi che la stessa Murgia ha così definito: “uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un’esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo”.

IL MONDO DI MICHELA MURGIA

Insomma una provocazione che tale non è proprio perché lei ci credeva veramente. Sognava un mondo dove il maschio scomparisse e portasse con sé anche la femmina, almeno per come li abbiamo sempre conosciuti. La meta di approdo di questo viaggio post-moderno era un tutto indistinto dove l’identità – a maggior ragione quella di genere – non era importante. La distinzione sessuale esprimeva una dialettica insostenibile; molto meglio un magma fatto di inclusività a prescindere, in cui la sessualità sganciata da ogni forma di responsabilità diveniva strumento per una nuova emancipazione e per una lotta sfrenata contro tutto ciò che vecchio, passato… appunto, patriarcale.
Epigona della nuova cultura progressista, nei suoi libri, soprattutto quelli a maggior contenuto politico, emergeva chiara la sua visione del “Brave New World” di matrice progressista incentrata essenzialmente sulla questioni dei diritti civili (la cui definizione tuttavia era rigorosamente strumentale alla visione medesima) ma al contempo intrisa di un ideologismo nuovo e antico.

Un femminismo di ritorno, talmente radicale da essere in contrasto persino con il femminismo tradizionale.
La Murgia si è fatta veicolo (consapevole o meno) di una nuova ideologia in cui l’uomo è ritenuto come automatico simbolo di patriarcato fascista, in contrapposizione ai nuovi eroi dell’universo murgiano: “queer” “cisgender” “not binary”, individui cioè che fanno della loro particolarità sessuale il tratto dominante di una visione politica e sociale. Tutto ciò che limita, regola e definisce era visto come una insopportabile gabbia, imposta da una società maschilista che sacrifica la naturale eccentricità che invece dovrebbe costituire il momento supremo di emancipazione e di costruzione dell’identità personale.

IL FASCISMO ETERNO

L’avversario, come sempre, il fascismo! Nel saggio “Istruzioni per diventare fascista” (il titolo fa già ridere, ma tant’è!) con una ironia tagliente l’autrice rivela che ogni pensiero che non sia in linea con il suo mondo, diviene automaticamente fascista. In questa opera si consolida inesorabilmente la pericolosa idea – fortemente discriminatoria, altro che inclusività – che il fascismo non sia un (solo) movimento storico-politico, ma una categoria antropologica, persino psichiatrica, entro cui far ricadere tutto ciò che va contro la nuova morale progressista.

Un giochino da fascistometro il cui risultato – ben poco democratico – era che alcune idee espresse dal popolo, erano necessariamente fasciste. La regolazione dell’immigrazione: fascista! La difesa della famiglia: fascista! La lotta alla microcriminalità. Fascista! E via andare sino all’idea che il suffragio universale fosse sopravvalutato, quando il popolo votava a destra.

O, ancora, nel libro “God save the Queer” in cui l’autrice cerca di coniugare la fede cattolica alla modrnintà femminista e LGBT, del tutto indifferente alle palesi contraddizioni che stanno alla base di questo conflitto.

Insomma, nell’universo dell’autrice prevale la sempiterna lotta del bene contro il male, dove però il bene è unilateralmente e indubitabilmente chi ne sposava la visione, relegando gli oppositori a barbari inquisitori medioevali. Anche a costo di semplificazioni che fanno torto all’indubitabile intelligenza dell’autrice.

MURGIA COME PALADINA DELLA SINISTRA RADICAL CHIC

Per questo è divenuta una sorta di eroina nel mondo progressista, un tempo avvezzo alla complessità e oggi invece sempre più biecamente incline a una visione rigorosamente omologata e radical chic, dove le istanze del popolo sono mere doglianze delle plebe. Molto meglio i diritti civili della viziata gioventù (e non solo) borghese di sinistra.

A ben vedere Murgia ha orgogliosamente rappresentato – in buona compagnia peraltro – la torsione borghese della nuova sinistra. Per dirla con Rampini, talmente attenta agli ultimi (o presunti tali) da dimenticare i penulitimi (che infatti vanno a destra).

Una visione del mondo, dunque, lontana anni luce da quella di chi scrive, proprio per l’idea popolista che ne anima l’essenza. Un massimalismo intellettuale francamente insopportabile che conduce alla strumentalizzazione di quelle minoranze che si dice di voler difendere. L’idea cioè che la complessità la si possa affrontare con l’accetta ideologica della diade bene/male, progresso/medioevo.

AVREMMO VOLUTO CONTINUARE LA LOTTA DELLE IDEE

Eppure…..

Avremmo voluto continuare a leggerla, ad ascoltarla a vederla in TV a difendere le sue idee, per poterla avversare sul piano dei contenuti. Avremmo voluto misurare la vitalità delle opposte idee in un dibattito fecondo come si confa’ a una moderna democrazia.

Ciò non sarà più possibile.

Che la terra (della tua amata Sardegna) ti sia lieve Michela!

Leggi anche: Governo: barra dritta nonostante le lobby

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version