Michela Murgia. Continua col suo pensiero anacronistico sulle divise

michela murgia

Avevo pensato che Michela Murgia avesse dato il meglio di sé dichiarando: “Io gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere, che non fossero le forze dell’ordine durante un arresto importante, sono i dittatori. Quando vedo un uomo in divisa mi spavento sempre, non mi sento più al sicuro. Non sono sicura che la categoria bellica sia la categoria con cui si può responsabilizzare un paese. Ci spaventa di più”.

Mi sbagliavo. Terribilmente.

Ieri ha ribadito il concetto, col carico da 11: “Mettere lì un generale in divisa, vuol dire che Draghi ci manda un messaggio: visto che la situazione è caotica, vi metto il massimo del disciplinato e del disciplinante. Un generale”.

Conclude con un colpetto per i leghisti: “È una forzatura del sintagma. Ma mentre lo dico, so già che i leghisti non capiranno.”

Quindi la situazione è questa: lei, da brava comunistella ben introdotta, può (al solito) mietere commenti atroci e offese alla gente di destra, rimanendo impunita.

Del resto è tipico del modo di pensare del suo macrocosmo politico, quello di vedere le divise non tanto come fedeli servitori dello Stato, e quindi per traslato dei cittadini. No, li vede come dittatori. Come persone bieche e pericolose. Del resto: chi ruba crede che tutti siano ladri.

Io quando vedo una divisa ho due sentimenti: gratitudine per chi mette la propria vita al servizio dello Stato. E sicurezza. Ma io non ho niente da nascondere.

Quindi, e lo dico col maggiore distacco che posso avere, Michela Murgia, lei quando parla delle divise, per prima cosa si sciacqui la bocca. Poi la sciacqui di nuovo. E poi abbia la compiacenza di stare zitta. Che sicuramente farà una figura migliore.

Si vergogni!

 

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