Matteo Berlusconi

“Mi sento oggetto di attenzioni speciali da parte di alcuni magistrati”; “Chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura? Su questo punto si gioca una sfida decisiva per la democrazia italiana”; “Massacro mediatico”; “Chiara dimostrazione che noi sì, che diamo fastidio”; “Io non sto attaccando l’autonomia della magistratura, io sto difendendo l’autonomia della politica”.

Parole e musica di Silvio Berlusconi? Quasi. Di un suo emulo, di una persona che (non lo ammetterà mai, nemmeno sotto minaccia armata) vorrebbe tanto essere il Cavaliere: Matteo Renzi.

Ed in effetti le similitudini tra i due sono quantomeno scioccanti. Entrambi uomini politici che hanno fatto una scelta ben precisa. Questa scelta è un attacco frontale al PD. L’intoccabile PD. E in Italia chi si concede il lusso di attaccare il Partito Democratico, democraticamente finisce nell’associazione Amici Particolari dei Magistrati.

Per anni è toccato a Berlusconi. Adesso Renzi, lesa maestà, ha fatto intendere che, pur non avendo uno straccio di voto, tiene per le gonadi il PD. E puntale come la morte e le tasse, i magistrati hanno bussato alla sua porta.

La cosa che fa sorridere è che il Senatore che voleva abolire il Senato, ha reagito esattamente come colui che disprezzava e criticava per come reagiva agli assalti dei magistrati.

 

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