Magistrati e riforma Cartabia

Cartabia  – Ci piacerebbe oggi versare ancora un po’ di inchiostro sulla riforma Cartabia dell’Ordine Giudiziario. Molti interrogativi emergono infatti dallo studio della proposta di legge per cui i Magistrati faranno sciopero il sedici maggio. La Ministra Cartabia è stata solerte ad avviare un percorso riformatore della Giustizia ma tra lei e le riforme troviamo il Parlamento Vista quindi la composizione di questo parlamento dobbiamo capire quali riforme saranno varate dal legislatore. Dobbiamo vedere quali soluzioni emaneranno da un parlamento diviso e restio.

La ministra stessa ha ammesso che aveva immaginato ben altre riforme ma che deve mediare con i partiti. Secondo Carlo Nordio magistrato da sempre estraneo alle correnti la prima esigenza è di porre fine all’atavica lentezza dei processi. Per guadagnare anche diversi punti di PIL. Nel penale i nodi da sciogliere riguardano la carcerazione preventiva e le intercettazioni due argomenti chiave capaci di distruggere vite innocenti, due campi minati per la maggioranza di Governo. 

I DUBBI SULLA RIFORMA

I dubbi maggiori sulla la riforma emergono per la tenuta del governo. Complici le divisioni tra i partiti e la reale volontà di riformare un settore assai controverso e sottoposto alle sensibilità dei diversi partiti. Il rischio principale è che la riforma si riveli un “panniciello caldo” adottato con lo scopo di captare i finanziamenti del Recovery Found senza cambiare lo status quo della giustizia in Italia.

Registriamo in merito le dure accuse di un gruppo di magistrati confluiti nella sigla “articolo 101” I dissidenti vedono che dopo il dossier Palamara, che ha scosso dalle fondamenta tutto l’ordine giudiziario, nulla è stato fatto per correggere il peccato originale dell’attuale sistema. Le correnti che dettano legge sulle nomine.

Con la riforma il prossimo CSM eletto su base politica non risolverà il problema anzi rafforzerà se possibile il sistema delle correnti organizzate. Rimane un unico CSM a rappresentare tutti con conseguente influenza reciproca tra giudici e magistrati. Nessun potere effettivo degli avvocati a giudicare l’operato dei giudici. Agli avvocati  è concesso un unico voto nell’organo collegiale di valutazione dei giudici

DOPPI INCARICHI 

Nessun taglio agli stipendi dei giudici impiegati nei ministeri. I giudici distaccati nei ministeri infatti continueranno a percepire entrambi gli stipendi. Quello da giudice e quello da dirigente ministeriale. Teniamo conto che ci sono circa duecento giudici distaccati nei ministeri di cui circa 100 nel Ministero di Giustizia. Immaginiamo che potere coercitivo abbiano 100 dirigenti sull’operato di un ministero.

Infine il fascicolo di valutazione del magistrato deputato a contenere eventuali passi falsi professionali, viene svuotato di ogni valore. Le valutazioni dei giudici sarebbero quadriennali mentre la durata dei processi importanti, è mediamente superiore. Nessuno potrà mai valutare l’operato del giudice.

Secondo i Magistrati dissidenti di Articolo 101 non ci sarà alcuna riforma. Per l’interdipendenza tra l’ANM e la politica nazionale. E lo sciopero annunciato non è altro che una cerimonia per confermare il legame tra la politica ed il suo braccio operativo nella magistratura. 

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