Macron inizia a tremare e la Francia paga i suoi errori

MACRON

I contagi diffusi sottolineano la presenza di più focolai

Con l’intero territorio francese sul quale è stata rilevata la presenza del virus, è evidente come a differenza della situazione spagnola e italiana la diffusione sia già diventata capillare: complicando ulteriormente il contenimento dell’infezione. In uno scenario in cui la cartina francese appare a macchia di leopardo, stringere particolarmente attorno ai focolai ormai non ha più nessuna importanza, portando in questo modo la guerra – come definita dalla politica francese – in ogni strada e abitazione del Paese.

Invisibile ma pronto a colpire, nascosto eppure così diffuso: queste sono le caratteristiche che la piaga mondiale sta assumendo in Francia, che con troppo ritardo si è adeguata alle misure di contrasto internazionale suggerite dall’Oms. E in questo modo, la stessa durata della battaglia rischia di essere particolarmente lunga, con tutti i problemi accessori che l’isolamento domestico ed il rallentamento dell’economia si porta appresso.

Stop a Schengen e alla frontiera britannica

Per evitare l’importazione dall’estero di nuovi casi di coronavirus, specularmente ad altri Paesi Parigi ha deciso di sospendere gli accordi di libera circolazione di Schengen, verosimilmente sino a data da definirsi. E non solo: anche la frontiera con la Gran Bretagna potrebbe essere chiusura, a meno di forti e repentine inversioni di tendenza nella gestione del contrasto alla malattia da parte dell’esecutivo britannico guidato da Boris Johnson.

In questo modo, la speranza è quella di riuscire – nonostante il ritardo – il più possibile i focolai, per non pesare sulle strutture sanitarie e per evitare che il fenomeno si propaghi anche nelle campagne. Ma anche per quest’ultime il presentimento è che sia troppo tardi, soprattutto dopo l’assalto alle stazioni ferroviarie della popolazione parigina, in fuga dalla capitale francese.

Se necessario, le imprese saranno nazionalizzate

Un’altra misura messa in atto dal governo di Philippe sarebbe volta alla salvaguardia ed alla tutela del patrimonio imprenditoriale della Francia, che a causa della crisi e della conseguente recessione rischia di uscirne devastato. Le imprese maggiormente in difficoltà, pur di non andare perdute, potrebbero essere infatti nazionalizzate: permettendo in questo modo il proseguire del loro lavoro ed il valore aggiunto che producono per il patrimonio economico della Francia.

Nonostante gli enormi limiti della proposta, essa sarebbe necessaria anche per evitare la perdita dei posti di lavoro e il default finanziario degli imprenditori, i quali rischiano di essere le reali e più ingombranti vittime della piaga mondiale. In ogni caso, però, la strada che si presenta davanti al popolo della Francia è impervia e ricca di imprevisti.

Le rianimazioni sono già al collasso

Benché il governo abbia promesso importanti investimenti nel settore sanitario (stimati 2miliardi di euro), il numero di casi attuali ha già messo in forte pressione gli ospedali del Paese, con molti di essi – principalmente in Alsazia e nel dipartimento di Strasburgo- che già hanno raggiunto il punto di saturazione. E in questo scenario, l’aumento esponenziale delle infezioni da Covid-19 con la conseguente crescita dei ricoveri rischia di diventare presto ingestibile: con i tempi che giorno dopo giorno stringono sempre di più e gli ospedali che si avvicinano al collasso più totale.

Andrea Massardo per www.ilgiornale.it  – Macron trema

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