Ma davvero il PD parla di voto? Il volo del calabrone

Come cambia la visione del partito sempre al governo pur avendo perso le elezioni

Calabrone

Il PD-calabrone parla di voto. Già questa sarebbe una notizia.

Letta, all’indomani della nomina a segretario, rilancia Ius soli e voto ai sedicenni.

Giusto per chiarire che deve trovare nuovi clienti nel mercato dei votanti, perché quelli classici il PD l’hanno abbandonato da tempo.

Esattamente dal 2006.

E allora il PD che parla di voto è già una notizia.

Negli ultimi quindici anni ne ha fatto a meno.

Ha sempre perso, referendum compresi, ma ha sempre governato. Un record invidiabile ed esecrabile.

La debacle democratica

Dalla vittoria di Prodi di misura su Berlusconi del 2006, il PDS, DS, PD, e chi più ne ha più ne metta, ha sempre perso.

Oltre che elezioni, consenso.

Attualmente governa 6 regioni, le altre sono del centrodestra.

I consensi calano sempre più, ormai è sulla china del 15-16%.

Ma è al governo.

È come il calabrone: non è aerodinamico, pesa troppo ed ha le ali troppo piccole, ma non lo sa e vola lo stesso.

Il suo cugino bagarozzo PD è della stessa pasta.

Perde su tutta la linea, fischietta e fa finta di nulla, tanto un “governo del Presidente” lo rimetterà sempre in gioco.

In verità vinse ed andò al governo nel 2006 con Prodi. Nel si andò ad elezioni anticipate e nel 2008 torno’ Berlusconi.

Fino al 2011, dove lo spread e altri spauracchi messi ad arte portarono a Palazzo Chigi il mai abbastanza vituperato Mario Monti che rimase fino a fine legislatura nel 2013.

Così succederà anche con il suo epigono Mario Draghi. Speriamo la riuscita non sia la stessa.

Stai sereno Enrico Letta arrivò nel 2013-2014 quando fu fatto fuori da Matteo Renzi, allora segretario del PD che durò due anni.

Gentiloni ci portò alle elezioni nel 2018: poi  Conte 1 giallo-verde e Conte Bis, anzi BisConte rosso giallo.

Ora Draghi.

Con il PD sempre lì, come una suocera ingombrante e petulante, che cerchi di mettere alla porta ma torna sempre.

O, per rimanere in tema di insetti, come un bagarozzo che spunta sempre dietro lo stesso mobile. Eppure lo avevi messo in terrazzo.

Come fa? Mistero.

O meglio, lungimiranza nel mettere gli uomini propri nei punti chiave.

Il Quirinale sempre a sinistra

Dopo il buon Cossiga, gli occupanti del Colle sono sempre stati lontani dalla fotografia dei votanti.

Per strane coincidenze e congiunzioni astrali le maggioranze che sono state investite dell’onere di eleggere il Capo dello Stato son sempre state a trazione sinistra.

E i risultati si sono visti: governo di centro sinistra e “tecnici” che sempre di estrazione dem erano.

E anche la compagine che lo eleggerà l’anno prossimo non sarà diversa.

Facile pensare che sarà un secondo mandato per Mattarella, che poi si dimetterà quando, finalmente, andremo alle urne nel 2023.

Sempre che i PD, di quale entità  sia la sua sconfitta, non decida di andare al governo lo stesso.

Come un calabrone.

 

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