Lutto in toscana per la perdita di due Angeli del volontario
“Che Dio ce ne renda merito”‘, lo diciamo a quei volontari che non tornano più dal Servizio.
Ogni giorno, in Toscana, centinaia di volontari indossano divise gialle, arancioni o bianche per portare aiuto a chi soffre
Sono uomini e donne che non chiedono nulla in cambio, se non un saluto, un sorriso, un “grazie” sussurrato da chi ha bisogno. Alcuni di loro affrontano turni massacranti, altri rinunciano a tempo con la propria famiglia o alle ore di sonno. Altri ancora, come Gianni Trappolini e Giulia Santoni, ci lasciano la vita.
Nell’incidente che ha coinvolto un’ambulanza della Misericordia di Terranuova Bracciolini sull’A1 tra Arezzo e Valdarno, Gianni e Giulia sono morti mentre facevano ciò che li rendeva felici: aiutare gli altri.
Non erano dipendenti dello Stato. Non percepivano stipendi
Non cercavano fama. Lo facevano perché credevano che il volontariato sia un dovere morale, una vocazione. E lo facevano a proprie spese, come accade in tutta la Toscana, dove il volontariato è parte dell’identità stessa del territorio, una forma concreta di civiltà, solidarietà e orgoglio.
Ma i nostri volontari rischiano
Sempre. Rischiano perché viaggiano su strade piene di pericoli, in condizioni difficili, a volte in piena notte. Rischiano perché qualche volta vengono perfino aggrediti. E rischiano, come dimostra questa tragedia, per colpa di chi guida senza rispetto, senza prudenza, senza responsabilità.
Le nostre autostrade sono pattugliate e i limiti di velocità vengono giustamente sanzionati, ma la distanza di sicurezza, quella distanza minima che può salvare vite, viene ignorata quotidianamente. Soprattutto da mezzi pesanti che troppo spesso sfrecciano incolonnati a pochi metri l’uno dall’altro. Come se trasportassero solo merci. E invece, talvolta, davanti c’è un’ambulanza. Ci sono vite.
C’è speranza
Giulia aveva poco più di vent’anni. Gianni ne aveva cinquanta. Avevano scelto di dare il proprio tempo per il bene degli altri. Non si dovrebbe morire da giovani. E ancor meno mentre si porta soccorso.
Alla Misericordia, dopo ogni servizio, si dice una frase antica:
“Che Dio te ne renda merito.”
Oggi più che mai, questa frase assume un peso straziante. Perché se un Dio esiste, a Giulia e Gianni il merito dovrà riconoscerlo davvero. Noi, invece, possiamo solo stringerci intorno ai loro cari, alla comunità, alla Misericordia intera, per dire che il dolore è collettivo, il lutto è regionale, e la gratitudine è eterna.
Vale la pena ricordarlo, soprattutto oggi. Soprattutto ora che c’è chi, come il Presidente della Regione Eugenio Giani, in passato ebbe l’ardire di dire che “le Misericordie sono solo aziende”
No, Presidente. Non lo sono. E non lo saranno mai. Le Misericordie sono comunità vive. Sono reti di amore gratuito, sono sangue e cuore della Toscana. E chi le anima, come Giulia e Gianni, sono angeli in terra.
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