L’opposizione in cortocircuito surreale, ma tremendamente reale!
Gli stessi che urlavano contro le spese per la difesa, contro la presenza militare nel Mediterraneo, contro le missioni di monitoraggio nei teatri di crisi… oggi chiedono a gran voce l’invio urgente di navi, radar, protezioni, sicurezza. Ma come si può avere il coraggio di chiedere l’aiuto di ciò che si è sempre cercato di smantellare?
Non è solo incoerenza. È pericolosa irresponsabilità. Perché in gioco non c’è solo la reputazione di qualche politico in cerca di visibilità, ma la sicurezza di cittadini italiani, di militari, di civili, di interi equilibri internazionali. Non si può trattare la politica estera — e soprattutto i conflitti — come palcoscenico per battaglie ideologiche. E invece è esattamente questo che fa una parte dell’opposizione.
Giuseppe Conte, che non fa altro che puntare il dito contro Giorgia Meloni, ora l’accusa pure di “fare la vittima”. Ma vittima di cosa? Di chi, se non di un’opposizione che prima manda provocatoriamente una nave dove non dovrebbe stare, poi accusa il governo di non aver fatto abbastanza per proteggerla?
La verità è che Conte e i suoi stanno giocando una partita pericolosa. Usano parole forti, ma si dimenticano che ogni scelta ha delle conseguenze. E che non si può piangere sul latte versato quando si è stati i primi a rovesciare il bicchiere.
Le nostre navi servono a proteggere, a garantire stabilità, a prevenire escalation. Ci hanno chiamati guerrafondai, militaristi, filo-americani. Ma alla prova dei fatti, quando la realtà bussa alla porta con la durezza della guerra, sono proprio le nostre scelte, quelle criticate, a diventare l’unica ancora di salvezza.
La politica deve scegliere: o sta nel mondo reale, con tutte le sue complessità, o continua a giocare al piccolo rivoluzionario sulla pelle degli altri. Ma allora non si stupisca se perde la credibilità. E il Paese, francamente, non può più permettersi di perdere tempo con chi confonde il Parlamento con un palcoscenico e la guerra con uno spot.
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