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L’onda lunga di Lives Matter

di Francesco Petrone
7 Maggio 2025
In Cultura
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L’onda lunga di Lives Matter
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L’onda lunga di Lives Matter

Sempre più frequentemente si sentono ripetere dei leitmotiv, reiterati con monotonia, da molti, troppi italiani. Ci sono coloro che si commuovono di fronte ad un immigrato co tò da raptus e che aveva appena preso a morsi un poliziotto, e di conseguenza, viene ammanettato affinché non nuoccia ulteriormente perché in preda a rabbia incontenibile.

Il ricordo del nero ammanettato dalla polizia è una scena quasi iconica per certuni e rievoca da vicino, per associazione di idee, un’altra vicenda avvenuta anni fa, nell’Ohio riguardante un afroamericano di nome Frank Tyson, il quale morì drammaticamente per soffocamento durante un’arresto eseguito in modo brutale

Ecco allora scattare la moviola mentale e si sente, in una registrazione, una donna ricordare agli agenti che è un essere umano. La signora non stava parlando agli agenti italiani ma la sua mente era rivolta ai poliziotti statunitensi di molti anni fa. La morte del soggetto fece notizia a livello internazionale e dette vita al movimento Lives Matter, con mobilitazioni che rimaste impresse in molte menti. Esistono però anche altri personaggi che sono convinti che il solo dire “Palestina libera” in questo momento, sia una manifestazione di antisemitismo e rievochi la Shoah.

C’è chi, inoltre, di fronte a coloro che affermano di non condividere le ideologie LGBTQ, credono di essere davanti a un caso di prevaricazione e di omofobia

oppure, come non pensare a coloro che davanti allo sbarco di una nave di clandestini in arrivo, si sono recati al porto con un ridicolo striscione con scritto “Benvenuti”, o anche quelle femministe che in un altro porto e in una partenza, inalberano lo striscione con scritto “Non lasciateci sole con gli italiani”.

Esistono anche coloro che pensano che definirsi attualmente antifascisti sia il massimo della ribellione e della sfida alla società

Poi c’è il prestigioso quotidiano milanese che scrive che Putin è un feroce dittatore comunista e molti lettori ci credono ciecamente. Sono tutti atteggiamenti che denunciano una forma di nevrosi, quasi di tipo ansioso,  quasi una mitomania per rivivere drammatiche persecuzioni. Tutto ciò dà da pensare ad un’unica cosa.

Viene alla mente il film capolavoro di Stanley Kubrick “Arancia meccanica”. Nel film, assistiamo ad un immaginario “scientifico” programma di “rieducazione” consistente in un esperimento di lavaggio del cervello o meglio di condizionamento mentale, dove viene applicato un programma di rieducazione ad un violento criminale disadattato, utilizzando il principio dei riflessi condizionati, analoghi a quelli che il russo Pavlov sperimentò utilizzando un cane a cui venivano dati stimoli visivi.

Nella trama del film, l’unico inconveniente o contrattempo, consisteva nel fatto che la “rieducazione”, denominata cura Ludovico, non era rivolta alla ragione, alla coscienza o al convincimento, ma a dei meccanismi cerebrali involontari di rigetto, degli automatismi in cui la cavia, di nome Alex, un teppista della periferia londinese, non può più ascoltare nemmeno un brano di musica classica, la Nona sinfonia di Beethoven, movimento IV, perché casualmente il pezzo era inserito nel condizionamento e la mente del soggetto la ricollega ormai solo a scene di violenza e questo gli provoca estrema sofferenza

Questo particolare vuole far comprendere allo spettatore che quella esercitata non è stata una rieducazione ma una resettazione o meglio dire un’associazione di idee perché si basa sul principio che ogni idea è sempre collegata ad un’altra a causa di un meccanismo involontario della mente.

Quello del film è stato un esperimento a livello individuale che volendo, si comprende, può essere trasformato in esperimento di massa inserendo degli stimoli di ripulsa di certi argomenti sulle menti più fragili in un mondo massmediatico di una società di mediatica in cui alla coscienza subentrano meccanismi di repulsione per ciò che è comandato.

Sarebbe il mondo di Orwell realizzato. L’idea del film non è del tutto fantastica, come anche il romanzo 1984 di Orwell non era solo un romanzo di fantascienza, come non lo era “Il mondo nuovo” dello scrittore e filosofo Aldous Huxley. Mi sono ricordato anche dei miei studi giovanili sulle tecniche pubblicitarie e delle letture consigliate

Riguardavano proprio il condizionamento mentale in pubblicità e studiavano come sia possibile influenzare i comportamenti dei consumatori tramite la psicologia cognitiva che studia le associazioni di idee. Oggi tutto si è trasformato in una comunicazione di massa continua e ciò che pareva fantascienza è ormai consuetudine. I mezzi si sono moltiplicati e potenziati al contrario delle menti che non solo non solo sono potenziate ma sembrano più fragili e indifese.

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Tags: BLACK LIVES MATTERGEORGE FLOYDIN EVIDENZAPOLIZIARAZZISMO
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