L’Obbligo morale di servire il paese

L’Obbligo morale di servire il paese.Spesso in questi giorni si è parlato di ritornare alla leva obbligatoria. Un’idea giudicata di buon senso e necessaria visto il contesto internazionale, e l’insicurezza interna al paese da alcuni. Una proposta valutata retrograda ed anacronistica da altri.

La situazione attuale

Tornare indietro è sempre un errore, il mondo cambia, la storia va avanti, i tempi evolvendo maturano differenti esigenze. Con la fine del blocco comunista, si ritenne non più necessaria una difesa endemica del territorio.

Ovviamente i tempi moderni stanno smentendo tutte quelle convinzioni nate a seguito della caduta del muro di Berlino. Ed in Europa è nata una certa corsa al riarmo, anche se frenata dalla non volontà dei paesi di investire somme ingenti nella difesa.

In molti paesi torna la leva

Molti stati hanno introdotto nuovamente il servizio militare obbligatorio. La Norvegia, lo ha esteso anche alle donne. Lettonia, Estonia e Lituania ormai stanno lavorando per mantenere questa scelta, come il perno della loro difesa. In Italia ed in Germania si sono aperti dibattiti a riguardo. Che non hanno risparmiato neanche molti altri paesi europei.

Uno dei fattori più importanti che ha spinto verso ciò, probabilmente è legato alla complessa situazione Ucraina. Uno scenario che ha riportato la guerra alle porte dell’Europa.

Ma guardiamo al futuro

Non dobbiamo pensare di tornare alla leva, come se tornassimo ad un istituto legato all’ordinamento del passato. C’è bisogno di una proposta efficace, che tenga conto del mutamento della società, del contesto internazionale, ma anche della situazione interna.

Oggi la società ha veramente esigenze diverse, e quella leva che chiamava ieri per ragioni morali tutta la sua gioventù, attualmente non può limitare quella chiamata in ragione del sesso. Il paese è dei nuovi cittadini, uomini e donne che ne rappresentano il futuro in egual misura. Le donne debbono essere incluse. Perché sarebbe una discriminazione oggettiva, esentarle.  Se vogliamo educare i giovani italiani. Le giovani italiane non debbono essere assolutamente escluse. Sarebbe negare il ruolo paritario delle donne, nell’attuale società italiana.

E quella chiamata oggi non può più solo ed  essere legata allo svolgimento del servizio militare. Venne compreso anche tempo fa, permettendo  di svolgere tale servizio nell’amministrazione civile. Ed ancor prima consentendo l’obiezione di coscienza.

Quella chiamata aveva il grande merito di favorire la responsabilizzazione di molti ragazzi . Di fargli prendere coscienza della realtà del proprio paese, e di metterli in contatto con altri giovani provenienti da tutte le regioni del paese. Creava le condizioni per avere un momento pratico di integrazione tra i cittadini italiani dei più differenti luoghi d’origine. Uniti dal sentimento di appartenenza nazionale.

Un anno per l’Italia, e per il futuro

Non dobbiamo chiamare i ragazzi alle armi, dobbiamo creare un servizio obbligatorio, per il paese. Il lato più importante e più formativo per il cittadino era che nello svolgimento del servizio militare, nellolo svolgimento del servizio civile ci si rendeva conto di far parte di una comunità Nazionale .Di avere dei diritti ma anche degli obblighi, dei doveri verso la società e la nazione.

Oggi tutto questo si è disperso, i giovani sono spaesati. Sentono sempre di meno il legame con una patria, che si pone l’obiettivo di governarli ma non di educarli. Non pensa a creare una coscienza sociale consolidata e dei valori nazionali condivisi.

Bisogna imporre un servizio per il paese, che possa essere nelle forze armate o nelle forze di sicurezza oppure nel volontariato, nel servizio civile, nella protezione civile, nelle organizzazioni di soccorso.

Portando l’uniforme, o aiutando disabili, anziani, dando supporto alla tutela ambientale, alla cultura, all’assistenza all’infanzia ed alle persone bisognose i giovani saranno formati ad una coscienza nazionale ispirata alla comune solidarietà ed al senso di appartenenza.

Lo Stato deve fare questo grande sforzo. Anche perché otterrà fortissimi benefici, nell’avere un ondata di persone impegnate a garantire servizi sociali, sicurezza e difesa  a costi irrisori.

Ripagare questi giovani

Il grandissimo risparmio che porterebbe, fornendo molta manodopera a costi estremamente contenuti allo Stato, permetterebbe di dare delle compensazioni.

Ad esempio investire nell’istruzione di questi ragazzi ed offrire il pagamento di cinque anni di studio universitario. Oppure la frequenza gratuita a corsi di qualifica professionale per l’inserimento nel mondo del lavoro, in base alle esigenze di questo.

Inoltre non è da sottovalutare, che per molti giovani cresciuti del nostro paese che ambiscono a diventare italiani, questo sarebbe uno strumento efficacissimo. Nessuno potrebbe negare la cittadinanza a persone che hanno portato la divisa , che hanno servito il paese. Quindi con particolari requisiti per poter partecipare a questo iter formativo, un servizio del genere potrebbe rispondere anche alle nuove esigenze della società nel campo dell’integrazione.

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