L’Italia si sfascia

Tutte le festività del paese vennero fuori

Il luglio del 1943 fu probabilmente il peggior mese del conflitto per le forze armate dell’Asse in Europa. Sicuramente lo fu per l’Italia fascista. Il mese era già iniziato tragicamente per i tedeschi con una pesantissima sconfitta nella battaglia di Kursk, dove una speranza concreta di arresto dello slancio sovietico era stata smentita dalla potenza di mezzi corazzati russi.

Ma il 10 luglio 1043 emerse tutta la fragilità italiana, quando inglesi ed americani riuscirono a sbarcare in Sicilia, praticamente indisturbati.

Gli archivi statunitensi una volta aperti hanno chiarito che ci fu un importante aiuto pratico della mafia, per tramite di Lucky Luciano, nel supporto dell’operazione e del controllo della popolazione civile. Ma questo era solo uno dei tanti elementi di debolezza di quell’Italia che, si era lanciata impreparata nel conflitto ed ora era assolutamente inadeguata a difendere se stessa.

Non ci si poteva certo trincerare in una guerra di movimento. La velocità con la quale si stavano svolgendo gli eventi metteva in dubbio la possibilità di durare del paese. L’elemento psicologico era diventato fortissimo ed aveva colpito al cuore il prestigio del regime.

L’indipendenza dell’Italia

Non si trattava più di portare avanti una guerra di conquista. Si trattava di difendere l’indipendenza del paese. Di combattere sul suolo della madrepatria.

I tedeschi erano impegnatissimi sul fronte Russo, e sopperire alle mancanze di un’Italia impreparata sta volta si faceva veramente sentire come un’impresa terribilmente ardua. Solo i giapponesi riuscivano a tenere in Asia, bloccando gli anglo-americani costantemente.

Ma la cosa che scioccò gli italiani ancor più della perdita della Sicilia, e minò definitivamente la già compromessa fiducia nel regime, avvenne il 19 luglio 1943 con il bombardamento di San Lorenzo a Roma. La guerra aveva colpito l’Italia ed il fascismo nel cuore.

Per mesi si era continuato a ripetere che Roma non sarebbe stata violata, se non altro per la presenza del pontefice.

Le immagini di Pio XII tra le macerie di San Lorenzo, colpirono umanamente e spiritualmente ma soprattutto divennero la più grande arma di propaganda contro il regime fascista. Gli italiani non erano pronti ad una guerra del genere, si sentivano di aver fatto il passo più lungo della gamba e la fiducia nella possibilità della patria di riprendersi era estremamente esigua.

 

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