L’inquinamento aumenta nonostante il lockdown

Cade l’ennesimo postulato ambientalista sull'inquinamento da Pm10, in aumento in tutta Italia, con le auto in garage

Inquinamento

Inquinamento: boom di polveri sottili nonostante il coronavirus.

Ricordate il trionfante Nardella di qualche giorno fa, che annunciava come la reclusione di un’intera nazione in casa, sortisse effetti benefici per l’ambiente? Non è, al solito vero niente.

Questo il verdetto in Toscana, Piemonte, Veneto e Val Padana, inquinamento in salita nonostante il traffico di veicoli sia ridotto di più del 70%.

Come da anni veniva detto da addetti ai lavori e riviste specializzate, la concentrazione di inquinamento atmosferico non è da addebitarsi al traffico dei veicoli, ma ad altre cause.

In primis industrie, impianti di riscaldamento obsoleti e una certa globalizzazione delle emissioni che in paesi e continenti meno attenti del nostro, continuano a scaricare nell’atmosfera tonnellate di sostanze inquinanti.

Ma a loro Greta Thunberg non mai detto nulla, non alla Cina, o all’ India, men che meno al continente africano.

I dati

Vi è stata in Toscana un’impennata del valore delle polveri sottili, Pm10 e Pm 2,5, nell’ultimo fine settimana, malgrado il ‘lockdown’ e il blocco quasi generale delle attività produttive e della mobilità introdotte a livello nazionale per contenere il Coronavirus.

Nei giorni del 28 e 29 marzo è peggiorato in Toscana l’inquinamento atmosferico.

A riferirlo è un comunicato di Arpat, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Toscana.
Sabato e domenica scorsi tutte le stazioni di rilevamento della rete regionale hanno registrato livelli di concentrazione di polveri sottili Pm10 superiore al valore limite di legge.

Il picco si è raggiunto sabato, mentre i livelli di concentrazione hanno conosciuto un decremento domenica, tornando specie sulla costa al di sotto del valore limite consentito.

Anche le medie giornaliere delle Pm 2,5 hanno risentito di un aumento dei livelli concentrazione atmosferica, seppure in forma minore.

Anche in Val Padana gli stessi valori

Nonostante l’assenza pressoché totale di traffico sulle strade per l’emergenza Covid-19, il livello di inquinamento da polveri sottili nella giornata del 28 marzo e in parte anche del 29.

Risultato elevato anche in tutta la Valpadana e in particolare in Emilia Romagna.

Dati Arpa polveri sottili per la giornata del 28 marzo

Il picco è in Romagna, ma tutto il territorio è ben al di sopra dei livelli accettabili: 140 microgrammi per metro cubo di PM10 a Rimini, 133 a Savignano sul Rubicone (FC), 117 a Ravenna, 112 a Imola (Bo), 110 a Faenza e Ferrara, 101 a Parma e 98 a Bologna.
Sono valori anomali soprattutto se si pensa che fino a due giorni prima (giovedì 26 marzo), erano compresi tra 3 e 25 (µg/m3).

Pm10 alle stelle negli ultimi tre giorni a Padova e provincia

Domenica 29 marzo le concentrazioni di Pm10 si sono mantenute alte, con il livello più elevato registrato a San Bonifacio (185 µg/m3).

Concentrazioni della stessa portata o maggiori riscontrate anche in altre regioni, in particolare in Friuli, in Emilia Romagna e nelle Marche.

Tutto questo in un contesto apparentemente favorevole alla dispersione degli inquinanti e in presenza, nei giorni precedenti, di concentrazioni di Pm10 sostanzialmente inferiori ai 20 µg/m3″.

Questa l’analisi prodotta da Arpav per spiegare gli elevatissimi livelli di Pm10 rilevati nel weekend.

In Piemonte stessi valori

Il report giornaliero sulla concentrazione di Pm10 nell’aria che Arpa emette per tutto l’inverno ha regalato una sorpresa inattesa. Nei giorni del 28 e 29 marzo, dopo tre settimane di quarantena, con il traffico limitato quasi a zero e e le fabbriche a regime molto ridotto, i valori del Pm10 sono schizzati oltre i limiti in tutto il Piemonte: 54 a Torino, 65 ad Asti, addiruttura 84 ad Alessandria, 90 a Novara e 97 a Vercelli.

Le possibili cause

Va detto che i pm10 non devono necessariamente essere di origine industriale. Possono anche essere di origine naturale, e lo scopriamo adesso, in quanto fanno parte dei pm10 anche tutte le polveri sottili derivate da terreni argillosi o desertici, e quelle registrate dalle centraline sono prevalentemente polveri sottili alloctone, cioè  provenienti da molto lontano e trasportate sull’Italia dai venti orientali.

Secondo vari studi, l’origine di questa ondata di particelle inquinanti sarebbe da ricondurre a una somma di particelle provenienti dall’Asia e dal Nord Africa.

Ma di questo, statene certi, finita l’emergenza non si farà più cenno, e si ritornerà semplicisticamente a condannare il traffico privato, ordinando blocchi e costringendo i cittadini a cambiare auto con frequenza sempre maggiore, senza effettivi benefici per l’ambiente.

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