L’importanza della caccia

bracchi italiani

Caccia nelle scuole – La dichiarazione sulla caccia di Barbara Mazzali, consigliera della regione Lombardia nelle file di Fratelli d’Italia, ha creato non poco scalpore, come sempre accade quando si va a turbare la miope visione delle minoranze che vogliono far passare la loro forza con la violenza verbale.

Sulle piattaforme digitali non sono mancate le offese alla Mazzali, partendo da un semplice demente, fino ad arrivare a epiteti molto più pesanti. I soliti leoni da tastiera, animalisti da salotto che vogliono salvare l’ambiente a colpi di SUV, mangiando cibi esotici portati con voli intercontinentali.

Forse la proposta di insegnare la caccia nelle scuole è un po’ forzata, ma di sicuro è incredibile che in una nazione con una tradizione venatoria secolare, oggi la caccia sia considerata una cosa barbara e criminale. Quando in tutto il resto d’Europa viene reputata una disciplina normalissima.

La cosa pazzesca è che chi si professa totalmente contro la caccia, non sa minimamente di cosa parli. Vaneggia di luoghi comuni e di prese di posizione per sentito dire. Non ha mai fatto una camminata nel bosco.

Per prima cosa la caccia in Italia è una disciplina rigidamente regolamentata. Anzi, le nostre leggi per l’esercizio venatorio sono tra le più rigide che abbia mai letto. L’esame per l’abilitazione all’esercizio venatorio prevede per prima cosa un’abilitazione al maneggio delle armi da fare al poligono con istruttori qualificati, poi bisogna superare un esame scritto ed uno orale con domande di zoologia, botanica, legge, primo soccorso.

E non c’è bisogno di nuove leggi: basterebbe far applicare in maniera intelligente (ma credo sia chiedere troppo) quelle che già ci sono.

La caccia è prevalentemente una cosa buona

La caccia andrebbe vista come una cosa che può portare benefici: come il controllo dei nocivi (quanti agricoltori vedono invase e distrutte le loro colture da cinghiali e caprioli? Adesso i cinghiali sono scesi pure in città); come un momento di aggregazione all’aria aperta passeggiando per i boschi con il proprio padre e un cane invece di lobotomizzarsi con uno smarphone (viviamo circondati da zombie); se ben educati, i cacciatori puliscono il bosco (io torno sempre a casa con bossoli usati che raccatto per pulire); inoltre la caccia produce alimenti di prima qualità, scevri da ormoni e antibiotici che immettiamo quotidianamente nei nostri corpi e in quelli dei nostri figli.

Vogliamo mettere quanto sia più sano mangiare il petto di un fagiano rispetto a quello di pollo? Per non parlare dei maiali allevati in batteria rispetto al cinghiale che non ha un filo di grasso. L’alimentazione di mia figlia è decisamente più sana dell’alimentazione della grande distribuzione.

So che per chi è estraneo e non vuole espandere la propria mente, sarà difficile accettare questa mia affermazione: il cacciatore è il primo amico della natura.

E non venitemi a dire che i cacciatori hanno cancellato le specie migratorie. Non sono i fucili ad aver fatto scomparire quasi del tutto allodole e tordi, ma l’industrializzazione e l’urbanizzazione. Dove prima c’erano campi di grano e cereali (che le specie migratorie potevano mangiare) adesso ci sono fabbriche e condomini. 

Potrei stare ore a parlare di caccia, ma gli articoli lunghi sono una noia. Per chi li scrive e soprattutto per chi li legge.

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