L’illusione europea: come abbiamo smantellato la nostra sovranità
Molti ricorderanno tutti gli obblighi che vincolano il nostro Paese ad una politica di estremo rigore, imposizioni dettate dall’Unione Europea, un rigore di cui due personaggi come Monti e la Fornero sono diventati gli emblemi, i simboli personificati.
Tutti ricorderanno anche le promesse e le speranze nel periodo dell’entrata dell’Italia nell’euro, la passeggiata notturna di Ciampi con la nuova moneta tra le dita resa disponibile allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio 1999, in ogni bancomat italiano
Poi ci furono le promesse sulla globalizzazione e i discorsi sulle opportunità offerte dall’apertura dei mercati mondiali, una liberalizzazione generalizzata che avrebbe creato opportunità a tutti a causa del libero scambio che magicamente avrebbe dovuto fare aumentare il benessere creando nuove opportunità. Poi invece è accaduto che l’industria di Stato è stata letteralmente smantellata. L’IRI, che era il settimo gruppo industriale del pianeta, è stato fatto sparire dall’oggi al domani, lottizzato e svenduto all’incanto come fosse uno spezzatino, operazione gestita dallo.stimato e accreditato professor Romano Prodi.
Questa distruzione ha fatto addirittura diminuire il gettito fiscale e aumentare di conseguenza il debito pubblico
Mentre veniva smantellata l’industria pubblica gli italiani sembravano euforici. Questo mi ricordò un fatto lontano, quando Napoleone Bonaparte fece caricare su innumerevoli carri diretti in Francia, le opere d’arte degli Uffizi di Firenze che all’epoca, ancora erano ubicate in Palazzo Pitti. Nel frattempo, in piazza della Signoria il popolo, senza rendersi conto, festeggiava, danzando intorno ad un palo eretto e battezzato “albero della libertà”. Quello della svendita dell’IRI fu solo una speculazione di affaristi internazionali a spese del contribuente italiano.
Con la globalizzazione, chimera che illuse molte persone, un numero considerevole di imprese, similmente ai grani di una collana, col filo spezzato, si sono sfilate velocemente dal Paese con il diffuso fenomeno delle delocalizzazioni
Poi arrivarono immancabili gli e-mail con la comunicazione dei licenziamenti di massa. In tal modo si mise in moto il meccanismo generalizzato delle casse integrazioni. Ma le disgrazie non vengono mai sole e, di lì a poco, alle amministrazioni democratiche americane, viene l’idea peregrina di espandere vistosamente la NATO per arrivare a scontrarsi con la Russia perché gli strateghi avevano ipotizzato che fosse debole in quel momento storico.
L’azione sconsiderata è caduta come una tegola sugli Stati europei perché venne a mancare il gas prezioso e che avevamo in abbondanza e a prezzi convenienti dalla Russia, il quale ci permetteva di produrre a buon mercato per esportare a prezzi contenuti
La guerra in Ucraina, tagliandoci il gas, ha avuto l’effetto di dazi nei confronti dell’Europa per le amministrazioni di Obama e di Biden, ma nessuno lo aveva compreso. Ora il “signor Goldman Sachs”, il banchiere Draghi, l’ex direttore della Banca Centrale Europea ed ex Presidente del Consiglio Italiano, considerato da tutti il mago dell’economia, colui che predicava il “rigore perché c’è lo chiede l’Europa”, cambia versione e ci viene a dire che è molto meglio sviluppare la domanda interna invece di puntare tutto come si è sempre fatto sul surplus commerciale.
Poi dice che noi tenevamo i salari bassi perché eravamo in concorrenza con gli altri Stati europei. Draghi arriva a confessare candidamente: “Abbiamo distrutto il mercato interno perché abbiamo compresso i salari. I salari bassi erano utili per vincere la concorrenza”
Lo dice perché ora è preoccupato degli eventuali dazi di Trump. Il Presidente statunitense, invece è preoccupato della concorrenza cinese e delle stesse multinazionali statunitensi che hanno delocalizzato in Messico e in Canada per produrre con carico fiscale molto alleggerito, assumere manodopera sul posto e vendere sempre negli USA facendo concorrenza alle stesse imprese statunitensi. Questo è il segnale che ci dice che sia Trump che Draghi hanno capito che la globalizzazione è stata un miraggio che ha favorito solo i capitali che hanno scorrazzato liberi per il mondo.
Inoltre è stato detto a chiare lettere che il primo e più pesante risultato della perdita della sovranità monetaria e degli accordi di Maastricht è stato quello di abbassare i salari degli italiani e contrarre il mercato interno perché gli italiani si sono impoveriti. Invece la conseguenza della globalizzazione è stata quella dell’inizio della deindustrializzazione del Paese
Inoltre il risultato della guerra alla Russia è stato quello del fenomeno della chiusura delle industrie energivore. Poi ricordo Prodi che prometteva che avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato come se si fosse lavorato un giorno in più. Il fenomeno inspiegabile, però è un altro
Oggi, che la nuova amministrazione americana ha compreso che l’operazione della pretesa spallata all’orso russo è fallita ed è stata fin troppo costosa, decide di farla finita e che il gioco non vale la candela. Tutto risolto? Non facciamoci illusioni.
Un gruppetto ristretto di Stati, Francia, Germania, Regno Unito, a cui si è aggiunta la Polonia ha dato vita ad un gruppo che si è autodefinito “I volenterosi” con l’intento di boicottare l’eventuale trattativa di pace
Questo contro la volontà della Russia, degli Stati Uniti, della Cina, dei Paesi del BRICS, e degli altri Paesi emergenti. Non solo ma anche di molti Paesi europei infatti sono rimasti in quattro amici al bar. Esistono analisi geopolitiche che possono giustificare tale atteggiamento irrazionale? Non sono interessi strategici collettivi ma probabilmente solo interessi personali di un gruppo ristretto non di Stati ma di individui.
Infatti più prosegue il conflitto e più la frattura tra Eurasia ed Europa si trasforma in una grossa faglia, maggiormente crescono le possibilità che il continente sia destinato ad affondare come il Titanic.
Cosa sta accadendo?
In ogni periodo storico, le classi dirigenti hanno sempre rappresentato il corpo sociale che le esprimeva. Magari erano espressioni delle varie élite, come gli ottimati, i patrizi, le aristocrazie, le borghesie, fino alle élite rivoluzionarie dei totalitarismi moderni.
Questa volta invece sembra che il liberismo finanziario, svincolato dagli Stati non più pienamente sovrani, e dai territori, controllando mass media e la pseudo cultura asservita perché inserita nel circuito mediatico, faccia solo
Gi interessi di un ristrettissimo numero di personaggi completamente alienati dalle società.
Questo presunto liberismo della grande finanza globalista, con enormi interessi privati, svincolati dalle società, dalle comunità, dalle istituzioni, dalle culture, assomiglia maggiormente ad un cartello che non all’economia di un Paese che è capillare. Il liberalismo tende a diventare liberismo il quale tende a trasformarsi in anarco capitalismo
Quando finalmente questo aggregato di interessi è affrancato definitivamente dai confini degli Stati, sembra più una cupola piuttosto che una elite responsabile come quelle citate da Vilfredo Pareto nel suo.”Trattato di sociologia generale”
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