Leggi per il futuro: l’Italia porta in Parlamento l’impatto generazionale sull’ambiente
Negli ultimi anni il dibattito pubblico italiano ha iniziato a misurarsi con una consapevolezza nuova: le scelte legislative di oggi non possono più limitarsi a valutare costi, benefici e sostenibilità economica nell’immediato, ma devono tener conto dell’impatto che produrranno sui giovani e su chi verrà dopo di loro
È una prospettiva che sta progressivamente entrando nel lavoro parlamentare e che potrebbe cambiare in profondità il modo di progettare le politiche pubbliche.
La cosiddetta “valutazione di impatto generazionale” si candida infatti a diventare una delle leve più rilevanti per orientare la transizione ecologica in modo equo, lungimirante e coerente con gli obiettivi europei.
Il principio è semplice, ma rivoluzionario: ogni nuovo disegno di legge dovrà essere accompagnato da un’analisi che misuri in modo trasparente le conseguenze ambientali e climatiche che ricadranno sulle generazioni presenti e future
Una logica che introduce un cambio di paradigma, perché lega la qualità delle decisioni politiche non più alla sola dimensione economico-finanziaria, ma anche alla responsabilità intergenerazionale. Non è un tema astratto. L’aumento dei fenomeni climatici estremi, la pressione sulle risorse naturali, la volatilità energetica e la riduzione dello spazio ambientale utilizzabile sono variabili che oggi incidono direttamente sulla competitività economica, sulla tenuta sociale e sulle opportunità di lavoro per i più giovani.
In questo quadro il fisco può assumere un ruolo decisivo e virtuoso
La leva fiscale, se utilizzata con coerenza rispetto agli obiettivi ambientali, può spingere comportamenti virtuosi nei cittadini, favorire investimenti delle imprese e accompagnare la trasformazione tecnologica necessaria alla decarbonizzazione.
Non si tratta soltanto di introdurre nuove tasse “verdi”, ma di ripensare l’intero sistema di incentivi e disincentivi fiscali affinché premi la riduzione delle emissioni, l’efficienza energetica, l’economia circolare e l’uso responsabile delle risorse.
Una fiscalità che guarda al futuro non punisce,ma orienta: aiuta le imprese che innovano, sostiene la riconversione dei settori tradizionali, favorisce gli investimenti in tecnologie pulite e rende più conveniente scegliere soluzioni sostenibili
Molti dei Paesi più avanzati hanno iniziato ad adottare strumenti simili, spesso collegandoli alle strategie climatiche nazionali e alla misurazione dei costi di inazione. L’Italia, chesta vivendo con crescente attenzione il tema dell’equità generazionale, potrebbe collocarsi su una traiettoria analoga.
La sfida però è culturale, non solo tecnica
Perché introdurre una valutazione di impatto generazionale significa affermare che il tempo politico deve guardare oltre la durata di una legislatura e che la tutela dell’ambiente non è soltanto un tema etico, ma un fattore strutturale di competitività. Significa anche riconoscere che ogni scelta pubblica incide sulla qualità della vita dei cittadini di domani, che non hanno voce nelle decisioni di oggi ma ne subiranno le conseguenze.
Se l’Italia riuscirà a integrare in modo serio e trasparente questo strumento nel processo legislativo, potrà dotarsi di una bussola stabile per guidare la transizione ecologica
Una bussola che unisce responsabilità, visione e pragmatismo: tre caratteristiche di cui il Paese ha urgente bisogno per affrontare un futuro che è già arrivato.
In un contesto globale dominato da urgenze ambientali e da competizioni tecnologiche sempre più rapide, le politiche che guardano ai giovani non sono un atto di idealismo, ma un investimento strategico sulla tenuta del sistema Paese
E la generazione che verrà potrebbe, un giorno, ringraziare.
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