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Home Attualità

Le strane forme del razzismo

La discriminazione verso Australiani e Neozelandesi

di Redazione
17 Giugno 2020
In Attualità
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razzismo
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Razzismo – Ormai molti anni, fa fresco di laurea ma acerbo di professione, pensai che andare a fare pratica in uno studio britannico mi avrebbe dato qualche punto in più. Ebbi molta fortuna e grazie ad un’amica neozelandese arrivai a Londra in Grey’s Inn, non distante dalla High Court. Uno studio grande ma non enorme in uno splendido palazzo vittoriano. Un’esperienza notevole. Diventai un asso a fare le fotocopie in inglese.

Se il lavoro, non pagato, c’era bisognava trovare l’alloggio. In quei tempi internet di oggi era fantascienza e qualunque straniero che avesse in mente di permanere qualche mese a Londra doveva fare necessariamente conto su due pubblicazioni: AtoZ per non perdersi, o comunque per ritrovarsi, e Loot per reperire un alloggio abbordabile.

Nel sfogliare le pagine sottili di questo giornaletto una cosa in particolare non riuscivo a capire. Una scritta ricorrente: “Aussie and Kiwi not allowed”. Colpevolizzando il mio mediocre inglese e un po’ vergognoso, ma ragionevolmente convinto di non essere né Aussie né Kiwi, soprassedetti. Una volta sistemato, e preso confidenza chiesi il significato della formula alla mia landlady, anch’essa neozelandese e sensibile al vino bianco spagnolo, che – ricordo – glissò congedandosi traballante.

Finché il mio flatmate scozzese, dopo un grassa risata, mi spiegò che Aussie e Kiwi erano Australiani e Neozelandesi, che non erano graditi perché tendevano ad ubriacarsi e a fare un po’ troppa baldoria insomma. Insomma, un razzismo bello e buono.

Ero emigrato a Londra, una delle città più cosmopolite del mondo, vivevo nel quartiere giamaicano, e ignoravo di essere finito in una città razzista. Aussie e Kiwi, evidentemente troppo biondi ed alti, troppo australi, non li voleva in casa praticamente nessuno, erano palesemente discriminati. Eppure, forse perché eccessivamente preso dal lavoro del copista, non rammento levate di scudi, marce di protesta, cartelli imprecanti, statue imbrattate, articolesse indignate, pasionarie inginocchiate. Ma questo forse perché erano tutte un po’ alticce e rischiavano di non rialzarsi.

 

Leggi anche: Enrico Rossi, povero indagato

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Tags: DISCRIMINAZIONELONDRA
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