Le sanzioni servono o non servono?

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Secondo l’ambasciatore britannico Jeremy Greenstock, “le sanzioni sono uno strumento così usato perché non c’è nient’altro tra le parole e l’azione militare”. Le sanzioni sono l’unica azione di contrasto all’aggressione russa dell’Ucraina.

Il loro peso strategico però, è da provare. Grossi interrogativi riguardano pure gli effetti collaterali delle sanzioni sui paesi che le applicano. Storicamente, le sanzioni sono state applicate a diversi paesi, ma non hanno portato risultati apprezzabili nel breve periodo e non hanno interrotto azioni belliche.

Cuba è sotto embargo degli Stati Uniti da oltre sessanta anni. Questo non ha impedito al regime castrista di governare ininterrottamente fino ad oggi. Il paese caraibico è strangolato dalle sanzioni ma nulla della politica interna o estera cubana è cambiato.

L’Iran è sotto sanzione da circa quaranta anni e ha il codice swift bloccato. Quindi le banche iraniane non possono accedere al circuito bancario internazionale.  I duri del regime hanno utilizzato le sanzioni per vincere le elezioni a scapito dei moderati. Il programma di arricchimento dell’uranio prosegue regolarmente. Il regime teocratico governa indisturbato.

I rispettivi embarghi non impedirono ad Iran e Iraq di cimentarsi in otto anni di guerra dal 1980 al 1988. Gli Stati Uniti, prima a fianco dell’Iran, dopo la rivoluzione appoggiarono l’Iraq. Nonostante questo, durante la guerra fornirono armi anche all’Iran. In cambio di denaro che fu girato ai guerriglieri Contras del Nicaragua per combattere  il regime comunista Sandinista anti americano.

Le sanzioni al Venezuela in vigore dal 2017 sono state derogate a fine 2021 per trattare col regime Chavista. Ma ancora nessun risultato. La Corea del Nord subisce da anni pesanti sanzioni che aggira facilmente con l’aiuto della Cina. Il regime coreano intanto continua a fare esperimenti nucleari.

La Russia subisce blande sanzioni dal 2014 per l’annessione della Crimea. Senza battere ciglio. Se ora blocchiamo il codice swift Russo non potremo pagare il gas e le materie prime che importiamo per oltre dieci miliardi di Euro.

L’obiettivo di rimettere buono Putin

Se il nostro intento e quello di riportare Putin sui suoi passi. Dobbiamo pensarci bene e capire quali sono i danni che noi possiamo infliggere alla Russia. Dobbiamo fare in modo di non subire più danni di quelli che provochiamo. Le sanzioni contro la Russia non colpiscono gli Stati Uniti ma colpiscono L’Italia. Anzi gli USA avrebbero il vantaggio di venderci il gas liquido.

Spediamo in Russia l’1,5% del nostro export per circa 7,6 miliardi di Euro, con una tendenza in calo dal 2014. Quello he non cala invece è la massa di capitale italiano in Russia che è pari al 2,4% mondiale. In aumento negli ultimi sei mesi. Secondo fonti internazionali l’esposizione delle banche italiane in Russia ammonta 25,4 Miliardi di Euro più sei miliardi di garanzie. Pensiamo al colpo che subirebbero le nostre banche. E come se gli alleati sanzionassero noi.

Consideriamo poi che le sanzioni potrebbero spingere definitivamente Putin in braccio alla Cina per evitarle. Avremo cosi l’effetto di compattare due nemici invece di dividerli. A vantaggio di chi…

 

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