L’arte non è neutrale: il concerto di Gergiev sotto lo sguardo critico del ministro Giuli
L’arte e la cultura non sono mai neutrali e nel mondo attuale, diventano strumenti geopolitici potenti in grado di riflettere e influenzare le relazioni internazionali
A conferma di questo il caso del concerto programmato per il 27 luglio 2025 alla Reggia di Caserta con il direttore Valery Gergiev: maestro celebrato, ma anche tra i più vicini al regime di Putin, la sua presenza sul palco europeo è interpretata come un gesto politico, una mossa di soft power russo.
Critici e attivisti—tra cui Yulia Navalnaya, vedova del dissidente Alexei Navalny—hanno sostenuto che invitare Gergiev è «un regalo al dittatore», un modo per legittimare pubblicamente un sostenitore di politiche aggressive come l’annessione della Crimea e l’invasione dell’Ucraina. Oltre 700 intellettuali, premi Nobel, artisti e politici hanno firmato appelli contro l’evento, che definiscono non un semplice atto culturale, ma una forma di propaganda sostenuta da fondi pubblici
E mentre si fa importante il dissenso il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, lo difende definendolo un’occasione per il dialogo culturale Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, si schiera nettamente contro la strumentalizzazione politica: approva la libertà artistica, ma contesta l’utilizzo dell’arte come strumento di propaganda, specialmente se finanziata da istituzioni pubbliche.
La decisione di ospitare Gergiev segna un bivio nella diplomazia culturale europea e parlarne pone ad interrogarsi sul ruolo dell’arte nel tempo della guerra: se essa sia uno spazio di libertà assoluta o, al contrario, uno strumento geopolitico con responsabilità pubbliche
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