L’Albanese a Firenze viene accompagnata alle porte della città e rientra dalle finestre.

L’Albanese a Firenze viene accompagnata alle porte della città e rientra dalle finestre.

Lo avevamo scritto chiaramente: il passo indietro di Sara Funaro sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese era un atto dovuto, tardivo ma necessario.

Un gesto che, almeno formalmente, sembrava ristabilire un confine tra l’istituzione cittadina e una figura divenuta ormai divisiva, anche per responsabilità proprie

Oggi però sappiamo che quel confine è stato tracciato con la matita, non con l’inchiostro.

L’articolo del Foglio chiarisce ciò che a Firenze molti sospettavano: la cittadinanza onoraria è stata evitata, sì, ma solo per essere sostituita da un riconoscimento alternativo, meno impegnativo sul piano formale ma non meno significativo sul piano politico.

Un convegno istituzionale, promosso dal Consiglio comunale, dedicato ai rapporti ONU di Francesca Albanese

Non una celebrazione ufficiale, certo. Ma neppure una presa di distanza. Piuttosto, un aggiramento.

A rendere la vicenda ancora più complessa, e a confermare il carattere nazionale della polemica, interviene ora il Ministero dell’Istruzione: il ministro Giuseppe Valditara ha disposto ispezioni nelle scuole toscane dove Albanese ha tenuto incontri con studenti.

Le verifiche sono state richieste dopo segnalazioni politiche e interrogazioni parlamentari che denunciavano possibili deragliamenti ideologici negli interventi di Albanese e un uso politico delle scuole

L’obiettivo, secondo il ministro, è accertare che tali incontri non abbiano violato le regole sull’autonomia scolastica e sul ruolo educativo dei docenti. Valditara ha dichiarato: «Chi parla di censura non comprende la scuola costituzionale e il rispetto delle regole democratiche». (ansa.it)

Questo intervento ministeriale porta in primo piano un paradosso: se da un lato la cittadinanza onoraria viene formalmente respinta, dall’altro il riconoscimento di Albanese come figura politica e intellettuale viene ancora veicolato dalle istituzioni, sia con il convegno fiorentino, sia con la notorietà nazionale suscitata dalla vicenda delle ispezioni.

Il messaggio è ambiguo: non la premiamo, ma la ospitiamo; non condividiamo le sue parole, ma le verifichiamo; non premiamo, ma onoriamo

Il dietrofront di Funaro sulla cittadinanza avrebbe potuto rappresentare un’ammissione implicita di errore.

L’occasione per dire: abbiamo sbagliato, andiamo oltre. Il convegno e le ispezioni ministeriali, invece, riaprono la partita e la rendono più opaca

Non basta evitare l’atto più clamoroso se poi se ne imbocca uno sostanzialmente equivalente.

Firenze non ha bisogno di scorciatoie simboliche né di operazioni di compensazione interna ai partiti.

Ha bisogno di una politica che scelga, senza ambiguità, e che torni a occuparsi della città reale

Il resto — convegni e commissari ministeriali inclusi — rischia di apparire come l’ennesima distrazione, a metà tra equilibrio politico interno e spettacolo nazionale.

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