La vita dei carabinieri vale più di quella di criminali
Lo so sembra una cosa assurda, ed anch’io sento il peso di questa affermazione. Anche perché siamo tutti esseri umani.
Ma lo Stato non è DIO e non può scegliere di salvare tutti. Non gli è concesso. Deve fare del suo meglio, ma orientare le leggi verso la sicurezza di chi è dalla parte della legge
Basta mettere gli agenti sul banco degli imputati!
Due morti in 48 ore in contesti in cui è stato utilizzato il taser. E subito, come accade ormai in modo quasi automatico, parte la polemica.
Le accuse, le indignazioni a senso unico, le crociate ideologiche.
Ma la domanda che dobbiamo porci è un’altra: vogliamo davvero uno Stato che mette sotto accusa chi lo difende?
Dispiace, e non poco, ogni volta che una vita si spezza. Nessuno può essere indifferente alla morte di una persona, qualunque sia il contesto. Ma difendere la vita non significa accettare passivamente la violenza, l’illegalità o l’aggressione. Esiste una linea che va tracciata: quella tra chi mette in pericolo gli altri e chi prova a fermarlo.
Chi delinque, chi aggredisce, chi non rispetta l’alt delle forze dell’ordine, sta scegliendo consapevolmente di esporsi a un rischio. Un rischio che non può essere trasferito, sempre e comunque, sulle spalle di chi indossa una divisa
Il punto è semplice: carabinieri, poliziotti, finanzieri non sono nemici dello Stato.
Sono lo Stato !
E se permettiamo che ogni loro azione venga messa sotto accusa con pregiudizio, stiamo minando alla base la nostra stessa sicurezza. Stiamo dicendo che proteggere la legge è pericoloso, scomodo, e potenzialmente criminale. Un paradosso insostenibile.
Soffriamo per ogni vita persa, sì. Ma dobbiamo anche avere il coraggio di dire che chi rappresenta una minaccia per gli altri deve essere fermato. Con le buone, se possibile. Con altri mezzi, se necessario. Questo non è uno Stato repressivo: è uno Stato che funziona
Troppo spesso si dimentica che chi porta una divisa non è un robot. È un uomo o una donna con una famiglia, una vita, una responsabilità enorme sulle spalle. E oggi, paradossalmente, chi fa rispettare la legge ha più paura a difendersi di quanta ne abbia un criminale ad attaccare.
Dare strumenti come il taser non è un lusso: è un dovere. Ma ancora più importante è dare fiducia e copertura legale a chi li usa correttamente per tutelare noi tutti. Non si può accettare che ogni intervento diventi un caso giudiziario. Perché in quel caso, a essere sotto processo, non è il singolo carabiniere: è lo Stato stesso
Chi attacca la legalità non può essere equiparato a chi la difende. E uno Stato serio deve avere il coraggio di dirlo, senza ambiguità, senza tentennamenti e senza retorica.
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