La svolta necessaria

Il reddito di cittadinanza va ripensato

reddito di cittadinanza

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Questo è il momento in cui bisogna scegliere e prendere le decisioni che servono per il bene superiore del paese e per il futuro di tanti Italiani. Bisogna andare verso un paese solidale non assistenzialista.

Il sistema delle clientele, il mantenimento del consenso politico attraverso un apparato della macchina statale sproporzionato o attraverso la scriteriata elargizione assistenziale di denaro pubblico, per il solo scopo di detenere un largo consenso tra i beneficiari di elargizioni insostenibili, è destinato a terminare in breve tempo. Proprio perché non esistono più le possibilità di reperire le risorse per la sostenibilità di un tale sistema.

La domanda vera da porsi è se ad un certo momento la fine di questo sistema dovrà o meno corrispondere alla fine del paese. Ossia se permetteremo a chi sta portando al tracollo tutto lo stato, anche per colpa dei costi necessari al sostentamento dell’apparato che deve portargli consenso, di andare avanti .

Per evitare che ciò avvenga, bisogna urgentemente prendere una serie di contromisure. Necessarie soprattutto a far sì che i tagli drastici del futuro siano improntati ad una razionalizzazione, ad una efficienza e ad un cambiamento virtuoso in favore di una paese liberale che contrae debiti e risana in una prospettiva votata alla crescita. Non di un paese che contrae debiti per pagare la spesa corrente. Non di un paese che fa le finanziarie per pagare meramente gli interessi sul debito.

Lo Stato deve essere solidale ma non assistenziale

Noi dobbiamo ripensare tutta la macchina organizzativa dello stato sociale, tutto il sistema paese in chiave liberale ed eventualmente solidale ma non assistenziale. L’assistenzialismo è una droga somministrata dalla cattiva politica che innesca una forma di dipendenza. Che ha un potere politico centrale (che dispone delle risorse distratte da quella parte produttiva che manda veramente avanti tutto) e detiene la discrezionalità per elargirlo.

Noi non possiamo permetterci un simile sistema. Abbiamo il dovere di non consentire che al declino di una classe politica inetta ed egoista corrisponda il declino della nostra gente, della nostra terra. La solidarietà è un dovere verso la propria comunità.

Però agire solidalmente rispetto al proprio paese ed alla propria comunità non significa agire perché permanga nel tempo il bisogno delle persone. Tutto il contrario. Quello è proprio lo scopo dell’assistenzialismo, lo scopo di chi non vuole aiutare veramente ma vincolare qualcuno alle proprie dipendenze.

Lo Stato Sociale deve essere pensato di modo da garantire che una persona sia reinserita nel mercato. Torni a produrre ricchezza. Contribuisca per la propria dignità, e per il benessere comune al suo paese essendo un attore che in prima persona diventa una risorsa. È il vecchio esempio del non dare il pesce ma di insegnare a pescare all’uomo che ha fame.

Il reddito di cittadinanza è sbagliato perché diventa una rendita parassitaria, che in taluni casi, la stragrande maggior parte, tende addirittura a deprimere l’individuo a reinserirsi nel mercato del lavoro. Servono grandi piani di canalizzazione delle persone che percepiscono un eventuale assegno funzionale per riqualificale e farle rientrare nel mercato del lavoro in base alle esigenze di quest’ultimo.

Deve essere un assegno limitato al percorso di reinserimento ed al tempo strettamente necessario in cui la persona possa tornare a lavorare.

Non bisogna ambire alla continuazione, ma alla risoluzione dei problemi

 

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