La Storia antica è razzista

La Cancel Culture dopo Dante se la prende con i Latini e i Greci

Antica

La Storia antica sarebbe suprematista e razzista.

Contro tali tesi si scagliano illustri professori europei, ma il politically correct e la cancel culture paiono inarrestabili.

Sul Figaro, è stato pubblicato un appello di professori universitari francesi e italiani, ellenisti, latinisti, storici e filosofi in soccorso dello studio della storia antica.

Tra questi, Chantal Delsol e Rémi Brague dell’Institut de France, Pierre Vermeren dell’Université Paris I-Panthéon-Sorbonne e Jean-Marie Salamito dell’Université de la Sorbonne).

Lo studio dell’Antichità è nocivo

E’ quanto affermano oggi alcuni professori di storia antica, di latino e di greco in varie università americane. Un movimento partito da Stanford sta mettendo in discussione l’esistenza di queste discipline (gli ‘studi classici’) nei campus universitari.

Si sostiene che imporrebbero nell’istruzione un “suprematismo bianco di ispirazione neocoloniale” (come ha scritto Raphaël Doan sul Figaro Vox lo scorso 11 marzo).

A tutto ciò, in Francia, si è aggiunto un dibattito sull’abbandono da parte dei musei nazionali dei numeri romani in alcuni cartelli espositivi, perché il pubblico non saprebbe più leggerli.

Invece di imparare i numeri romani, cancelliamoli! Se n’è parlato qui.

Gli autori greci e latini, schiavisti e ostili ai barbari, erano dunque razzisti, conservatori, guerrieri, imperialisti e misogini? Non è totalmente falso, ma sono lungi dall’essere gli unici nella storia.

Ciò non giustifica assolutamente la loro cancellazione senza uno sforzo di contestualizzazione e di analisi delle loro posizioni nel quadro della epoca in cui vissero, e non nel nostro.

l’Iliade

In Omero, Achille è un sanguinario, ma il poeta gli mette in bocca una riflessione toccante sul senso della vita. Anche Ettore trucida allegramente i suoi nemici, ma sembra più umano perché è una vittima.

Se l’imperatore Augusto è un autocrate, Cicerone è morto per avergli rimproverato, quando ancora si chiamava soltanto Ottavio, la sua complicità con Antonio.

Sant’Agostino non ha messo sotto accusa la schiavitù, ma ha contribuito alla nostra concezione di umanesimo moderno, e lo ha fatto in un’epoca in cui la ricchissima cristiana Melania la giovane affrancava in massa i suoi schiavi.

Cancellare Atene e Roma dalla storia degli uomini, significa ostracizzare la Ragione (il logos greco) e mettere al bando la Legge (i Codici giuridici romani).

Significa uccidere Platone e calpestare la nozione di equità, inventata da Roma. Per ora teniamo da parte la questione della fede (Gerusalemme), se è possibile farlo, cosa di cui dubitiamo.

Ciò che ci sembra più importante è che la martellatura dell’Antichità, cancellata dalle memorie come l’effigie dei proscritti a Roma, sia un tragico embargo sulla memoria e un rifiuto della speranza, una negazione pura e semplice del futuro.

Fonte: il Foglio

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