La seconda guerra civile americana

Un Indipendence Day mai così diviso

Guerra

La seconda guerra civile americana .Domani l’America festeggia l’Independence Day. Il il giorno in cui viene commemorata la vittoria contro gli inglesi e la conseguente nascita formale degli Stati Uniti. Una festa importante quanto se non ancora più del thanksgiving day.

I pilastri dell’identità americana

L’America è sempre stata un paese di grandi differenze. Di grandi tensioni. Ma un tempo aveva dei valori unificanti. E dei momenti in cui tutta la nazione si riuniva intorno a quei valori condivisi.

I padri pellegrini ed i padri fondatori non venivano messi in discussione nel loro operato. Avevano realizzato il sogno comune della grande America.

Lincoln, come Jefferson Davis, capo dei confederati, vedevano a Washington come il padre della patria.

Oggi sono i miti messi in discussione

L’America adesso si divide anche su questo. Non c’è più quel rispetto assoluto in merito ai fondatori. Non c’è più neanche in merito ai padri pellegrini. In America viene messo tutto in discussione. Da una certa sinistra radicale soprattutto che attacca i valori tradizionali americani. Dall’altra pare i repubblicani difendono fortemente, talvolta violentemente, quei valori tradizionali.

Ambedue gli schieramenti si radicalizzano. Il dibattito negli odierni Stati Uniti, non è più sereno, è diventat0 uno scontro permanente.

Radicalismo miope

Molti sono i movimenti radicali che continuano a dividere l’America. La sinistra militante ha dato un pesante contributo pesante contributo. Si pensi alla cancel culture, al Woke. Ma anche a movimenti come il black Lives matter, nato con nobile finalità e sempre più estremizzatosi.

Organizzazioni progressiste stanno sempre più dividendo l’America, puntando sul consenso dei singoli gruppi etnici. Quindi implicitamente continuano a dividere gli americani in razze. Questo è frustrante per un senso di integrazione ed appartenenza comune. Si difendono molto più le singole comunità, che non la coscienza collettiva.

Teorie assurde

Recentemente ha preso la ribalta nelle università e nelle scuole d’oltreoceano un falso storico assurdo. Si chiama 1619 Project, ed insieme ad esso la critical race theory. L’intellettuale Federico Rampini analizza molto bene l’impatto di queste teorie sugli Stati Uniti.

In sostanza viene sostenuto che la guerra indipendenza fu portata avanti per continuare a praticare lo schiavismo rispetto alla Gran Bretagna. Cosa particolarmente assurda. Poiché la Gran Bretagna non bandiva la schiavitù a quel tempo. Dunque i padri fondatori, non lottavano per liberare le colonie americane dall’oppressore. Ma per continuare a privare i neri della libertà. Praticamente non sono più visti come patrioti ma soltanto come oppressori e profittatori.

Come si continua a sminuire anche il mito di Abraham Lincoln. Il salvatore dell’Unione sarebbe stato in realtà un razzista, privo della volontà di emancipare veramente gli schiavi. Una tale teoria non è del tutto infondata. Ma viene sempre estremizzata radicalmente tanto da negare che alla fine, per volontà a monte o in itinere, fu proprio Lincoln a far approvare l’eliminazione della schiavitù dalla costituzione.  Questo ingenera una reazione fortissima da parte delle comunità bianche più reazionarie del Sud. Le quali paradossalmente, portano avanti  la demolizione del mito di Lincoln, visto sotto una chiave ancora differente. Dipingendo la guerra di secessione come un’aggressione Yankee ai danni dei liberi stati meridionali.

Paradossalmente militanti radicali di sinistra e nostalgici della segregazione, concordano nell’affermare che la guerra tra l’Unione e la Confederazione non ebbe motivazioni umanitarie e morali. Distruzione di altro momento doloroso, divisivo ma che riportava poi ad unità. Fu proprio il tanto deprecato Lincoln a cercare sin da subito di pacificare ed evitare una repressione troppo dura contro gli sconfitti.

Ovviamente  così non può continuare

Un paese che vive di costanti tensioni finisce per disgregarsi. E la disgregazione dell’America sarebbe un baratro per l’ occidente. Democratici e repubblicani non fanno che delegittimarsi vicendevolmente. E questo erode il prestigio delle istituzioni.

Massimo Gaggi , sul corriere della sera, a fronte in maniera interessante questo contesto. Dando però la colpa unicamente al trumpismo. Mentre a mio avviso le ragioni sono molto più profonde. E la coscienza dei democratici è molto più sporca di quella di Donald Trump. Anche se ovviamente lui pure ha contributo a rendere incandescente la situazione.

Chi difende i valori e chi li nega

Ovviamente in una nazione ci sono dei valori unificanti. C’è un sentimento di appartenenza condiviso. Altrimenti non parliamo più neanche di una nazione.

Oggi c’è un’aggressione fortissima ai valori condivisi che hanno fatto grande l’America. E c’è una altrettanto fortissima difesa di tali valori. Non si può dare la colpa a chi difende la validità di fondo di quei valori. In America non potrei che essere repubblicano. Non perché condivida tutto . Ma perché di fatto i democratici, in grossa parte e fortunatamente non tutti, si stanno dimostrando il peggior nemico del loro stesso paese.

Nel cercare il consenso tra le minoranze, hanno esasperato i movimenti più radicali. Tanto da far sentire quelle minoranze costantemente sotto aggressione. Più di quanto lo fossero in realtà. Così quelle minoranze si sono sempre più isolate ed allontanate dall’America. Proprio perché si faceva di tutto per rafforzarle come gruppi etnici separati di minoranza. Aiuti finanziari, culturali, graduatorie preferenziali per appartenenza. Praticamente è meno conveniente sentirsi americano che parte di una minoranza.

Nel contempo si è stressata la maggioranza. Quella maggioranza che si sente messa costantemente sul banco degli imputati.

Processo ridicolo a tutti i bianchi

Tutti i bianchi vengono incolpati delle vessazioni subite dalle comunità minoritarie. Ad esempio dalla comunità nera. Anche i bianchi italiani. Ed i propri nipoti ereditano la colpa dei loro avi. Processati per il colore della loro pelle. la colpa storica dei bianchi.

Paradossalmente gli italiani sono sempre stati oggetto di razzismo, come le minoranze con le quali sarebbero storicamente in colpa. Il Columbus day fu un tentativo dell’amministrazione democratica di far sentire pienamente integrati gli italo-americani. Gli italiani in America non sono stati considerati bianchi per gran parte del tempo in cui ciò rappresentava un vantaggio. Ora vengono incolpati di privilegi che gli venivano negati. È un processo isterico, basato solo sul pregiudizio verso una razza.

L’indipendenza presuppose unità

Le colonie americane, dovettero mettere da parte le loro divisioni per prevalere sugli inglesi. La vittoria del paese deve sempre e comunque passare, per l’unione del suo popolo verso l’obiettivo comune. Oggi l’America ha bisogno di riscoprirsi come paese. Di ritrovare i propri valori condivisi. Di di esserne fiera.

Molto molto spesso la sinistra progressista ha imposto quei valori di parte. Il risultato è un paese sfibrato. L’ultimo sconfitto a fare i complimenti al presidente eletto fu Ronney con Obama. La prima ad infrangere questa tradizione fu Hilary Clinton. Successivamente lo fece anche Trump.

Per quattro anni i democratici hanno ignorato il presidente in carica. Dipingendolo come un male per il paese. Ora i repubblicani stanno facendo lo stesso.

Per il bene del paese guida del mondo libero, ci si può auspicare uno sforzo comune per ritrovare unità e vicendevole rispetto.

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