LA ROTTURA DELLA LAPIDE DI PIAZZA DALMAZIA NON È AVVENUTA PER MOTIVI IDEOLOGICI MA A CAUSA DEL DEGRADO
Il danneggiato della lapide di piazza Dalmazia e l’ironia della sorte.
A Firenze, in piazza Dalmazia, qualcuno ha sfregiato la lapide che ricorda Samb Modou e Diop Mor, i due giovani senegalesi uccisi nel dicembre 2011 dalla furia razzista di Gianluca Casseri. Il gesto, immediatamente condannato da tutte le forze politiche e sindacali, ha riaperto ferite mai cicatrizzate nella memoria collettiva della città
Il Partito democratico e le organizzazioni sindacali si sono espressi con fermezza, limitandosi a ribadire la giusta condanna di un atto vile e offensivo. Nessuna attribuzione di responsabilità, nessuna accusa preventiva: una prudenza che va sottolineata. E tuttavia la natura stessa del monumento offeso portava a pensare a una mano mossa da ideologia politica, forse da nostalgie nere. Fortunatamente, o forse sfortunatamente, così non è stato.
Infatti, le indagini della Digos hanno invece ricondotto il gesto a un cittadino marocchino di ventiquattro anni, già noto alle forze dell’ordine e colto dalle telecamere in evidente stato di alterazione
Non un militante ideologico, dunque, ma un uomo travolto dal proprio disagio. L’ironia della sorte ha voluto che fosse proprio uno straniero, un extracomunitario, a distruggere la targa che commemorava un crimine xenofobo e insano.
Qui sta il paradosso: la lapide ricordava la tragedia generata dall’odio, e a distruggerla non è stato l’odio, ma il degrado. Un degrado che non si manifesta soltanto in atti di vandalismo, ma che da tempo dilaga nelle strade della città: spaccate ai negozi, rapine, zone di spaccio lasciate in balia delle Mafie , baby gang e senso di insicurezza diffusa.
Una Firenze irriconoscibile agli occhi dei suoi stessi cittadini, dove chi delinque sembra più protetto che perseguito, e dove gli amministratori continuano a rifiutare strumenti come i Centri di permanenza per i rimpatri, rifiutati quelli si per motivi ideologici
È giusto dirlo con chiarezza: lo sdegno per la rottura della lapide dedicata a Samb Modou e Diop Mor resta intatto e anzi dovrebbe essere manifestato con determinazione, ma a quanto pare così non sembra, ormai è un gesto derubricato all’ alterazione di un singolo.
Ma non dovrebbe essere la semplice riparazione del marmo a restituire dignità a un contesto urbano in cui l’insicurezza ha cessato di essere una percezione e si è fatta realtà quotidiana
Il rispetto che dobbiamo ai familiari delle vittime non si misura soltanto nelle cerimonie e nelle dichiarazioni ufficiali, ma anche nell’onestà intellettuale di ammettere che la ferita inferta alla città viene da un male più profondo, ed è espressione manifesta della perdita del senso di legalità.
E se la politica, in particolare quella che governa Firenze, si ostina a negarlo, la solidarietà rischia di trasformarsi in gesto retorico che è causa del proprio male.
È bene e doveroso rammentare che la violenza rimane sempre ingiusta, chiunque la eserciti e sotto qualunque bandiera ideologica la faccia
Al contrario, il rispetto della vita e delle libertà resta l’unico valore universale che meriti di essere difeso. È a questo principio che deve ispirarsi la nostra vicinanza alle comunità e alle famiglie di Samb Modou e Diop Mor, perché la memoria di un delitto insensato non venga ancora una volta oltraggiata dal silenzio o dall’ipocrisia.
La loro memoria si onora anche rendendo migliore, sicuro e vissuto il luogo dove riposa la lapide della loro memoria.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE