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La Ragazza Moriva. Gli Altri Guardavano. Noi, Chi Siamo?

di Francesco Petrone
16 Settembre 2025
In Attualità
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La Ragazza Moriva. Gli Altri Guardavano. Noi, Chi Siamo?

L’ Occidente, di cui, nonostante tutto, mi sento parte, si riempie la bocca di parole ridondanti quanto vuote troppo frequentemente.

Parla di diritti, di inclusione, di solidarietà, di accoglienza, del valore dell’individuo e ne parla in modo corale e sgangherato simile allo starnazzare di un pollaio

È di moda straparlare anche di valori e di primato morale che caratterizzerebbe il punto cardinale dove sarebbe collocata la nostra area geografica, al confronto col resto del mondo. Poi mi capita di vedere, in un crudo filmato, che in America una ragazza ucraina, circondata da persone, altri passeggeri come lei, possa morire lentamente, drammaticamente sola, come non dovrebbe accadere nemmeno agli animali domestici.

La ragazza muore sola e soprattutto isolata dalla collettività, mentre la vediamo piangere silenziosamente e compostamente, perdendo sangue in quel vagone

I passeggeri, guardano in silenzio con sguardo inespressivo, poi, uno ad uno si alzano con calma e l’ abbandonano, allontanandosi da lei come se si trattasse  di un’appestata e non lo fanno per paura perché l’assassino si era eclissato. Non un soccorso, ma nemmeno una parola di conforto e di umana pietà, una preghiera, un segno di croce.

Morire assassinati senza una ragione guardando in faccia il proprio assassino deve essere terribile ma ancora più drammatico è concludere la propria vita, morendo da soli, pur essendo circondati dalla gente ma nella totale indifferenza del prossimo ed essere circondati dalla mancanza, non dico di pietà e solidarietà umana, ma della minima empatia

Lo scrittore tedesco Erich Maria Remarque in un noto romanzo sulla Grande Guerra, descrive un fatto riguardante un soldato che nel mezzo della battaglia trova riparo provvisorio in una buca scavata da una esplosione, dove si viene a trovare casualmente a stretto contatto con un soldato nemico ferito a morte come lo era Iryna a Charlotte.

Remarque parla dell’umana pietà per quel nemico francese che scopre dai documenti essere un tipografo con dei figli

Scopre che non è più un semplice nemico ma un uomo dolorante che sta morendo accanto a lui.  Eppure si trattava di soldati in guerra nel mezzo di una furiosa battaglia, due nemici. La grande umanità che troviamo in un attimo di pausa in un campo di battaglia di un secolo fa, ci fa impallidire se confrontata ad una moderna metropolitana occidentale e ci accorgiamo che è accaduto qualcosa.

Poi vengo a sapere che la notizia è di agosto di settimane prima e che era stata censurata, tenuta nascosta e non riportata da nessuno

Sappiamo che non era uscita grazie alla cosiddetta stampa seria, da quella dei professionisti ma da un social. Dalla narrazione registrata freddamente da una telecamera di servizio esce un’umanità antica, arcaica fuori dal mondo civilizzato in cui ci illudevamo di vivere. Una psicologa ha spiegato il comportamento apparentemente inspiegabile.

Sembra che in una società di massa sia il numero che deresponsabilizzi in cui ognuno non si sente in dovere di intervenire anche per soccorrere o confortare a causa della presenza di altri

Sembra che l’individuo si giustifichi grazie all’anonimato. I viaggiatori guardavano come fossero spettatori e non protagonisti di un avvenimento. Si sentivano estranei, alienati dalla realtà che vedevano come in un video. Similmente a quegli adolescenti che non sanno più distinguere la finzione dalla realtà. Era assente la pur minima spinta di solidarietà verso il prossimo che sappiamo aveva in quel momento estremo, bisogno di aiuto o perlomeno di conforto.

Dobbiamo scendere dal piedistallo su cui con vanagloria ci siamo collocati e renderci conto che nella società disgregata che abbiamo creato in cui abbiamo esaltato esageratamente i diritti individuali sacrificando volutamente la comunità, si è venuto a creare un mondo di monadi

È una società atomizzata in cui ognuno sembra avere paura del prossimo e sappiamo che la paura fa sempre scomparire ogni sentimento di empatia, e di solidarietà, fa diventare le persone vigliacche, egoiste e anche cattive. Incattivite perché si sentono prigioniere di un mondo violento e impotenti. Infatti captivus significa appunto prigioniero.

È un determinato tipo di società in cui lo Stato e costretto ad eclissarsi non può essere una società di cittadini liberi

Io in quel breve filmato non ho visto solo una ragazza sola nei suoi ultimi istanti ma ho visto un mondo di persone desolatamente sole in cui ognuno è chiuso in un desolante solipsismo e il prossimo è visto solo come una rappresentazione del proprio pensiero.

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