La rabbia dei dimenticati

quella rabbia che sta sempre più montando nel paese ed alla quale la politica deve dare risposte

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È inutile continuare a ribadire il fatto che esiste un emergenza di tipo sanitario. Di questo se ne sono accorti tutti. Il problema vero è continuare a sottovalutare gli effetti catastrofici di un’emergenza di tipo sociale che sta colpendo categorie che hanno fatto la ricchezza di questo paese.

Piccoli e medi imprenditori, partite IVA, lavoratori autonomi, ristoratori, albergatori, commercianti tassisti ed un’infinità di persone alle quali tali categorie davano un posto di lavoro. L’impoverimento della classe media è l’impoverimento della nazione intera.

Non si può pensare di scandalizzarsi quando i cittadini si ribellano, rifiutando di lasciarsi rovinare.

Nel nostro paese non esistono persone irresponsabili ed inumane, esiste un governo irresponsabile, esistono leggi inumane.

Oggi si è preferito continuare a dare i soldi a chi non lavora, piuttosto che investirli per creare lavoro. Per aiutare coloro i quali danno lavoro. E rischiano di essere spazzati via da questa crisi sociale.

Il reddito di cittadinanza? Un vitalizio assistenziale

Il reddito di cittadinanza viene visto come un vitalizio assistenziale, e non come uno strumento di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro .

Oggi in Italia ci sono due categorie di persone, coloro i quali non hanno lo stipendio garantito e coloro i quali vivono una condizione di vantaggio o peggio di privilegio.
Coloro i quali hanno la certezza di avere uno stipendio alla fine del mese, sono interconnessi con la società italiana dove è il paese che rischia di andare a fondo e di non potergli più garantire questa certezza.
Coloro invece che vivono di assistenzialismo, di privilegi oggi debbono rendersi conto che il sistema non può più continuare in questo modo. Che non possono prosperare, basare la loro vita sul lavoro e sulla fatica di altri.

E non parlo solo ed esclusivamente della casta parlamentare. Quella fatta dei vari peones o cosiddetti responsabili. Quelli che si curano di mandare avanti le legislature a discapito della volontà del Popolo. Quelli che sono talmente tanto responsabili da aver avuto l’atteggiamento più irresponsabile della storia repubblicana: l’allontanamento totale della gente dalle istituzioni.

Il Terzo Stato

Ai tempi della gloriosa rivoluzione francese c’era il terzo stato.

“Che cos’è il Terzo Stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell’ordine politico? Nulla. Che cosa domanda? Di diventare qualcosa.”, diceva profeticamente l’abate Emmanuel Joseph Sieyès. Ora Il punto è proprio questo. E non solo nella Francia di ieri, ma anche nell’Italia di oggi. C’è una grossa fascia, la più grande fascia della popolazione, di contribuenti che però è marginalizzata nelle scelte della cosa pubblica, abbandonata nel momento del bisogno. Ma violentemente vessata quando lo Stato deve spremere da essa le risorse per mandare avanti un sistema di potere assistenzialista ed antiliberale.

Un sistema che spesso, per garantire la politica ha preferito difendere sprechi e sovvenzioni insostenibili piuttosto che dare una mano nel momento delle vere difficoltà a chi tiene in piedi tutto in Italia.

Verrà un momento in cui queste persone saranno stanche definitivamente di tollerare questa incessante vessazione. Viene in mente quanto affermava quasi trent’anni anni fa Gianfranco Miglio: “Il grado di civiltà politica di un Paese dipende dal modo con cui si riesce a limitare la quantità e la presenza dei parassiti. I parassiti sono nella società così come sono sugli animali. Chi di voi ha un cane o un gatto sa che a un certo punto, se i parassiti crescono al di là di un certo limite l’animale muore. E muore una società. Ci sono esempi storici di società che sono scomparse per eccesso di parassitismo. Chi è il parassita? Il parassita è colui che non produce ricchezza, ma vive consumando quella prodotta dagli altri.”

Spero per il bene di questo paese che la politica si renda conto che esistono persone che creano ricchezza in questo ed ascolti la loro voce. Prima che tali persone arrivino a pensare che per cambiare le cose serve davvero una rivoluzione che esuli dalla via istituzionale.

Sta alla politica avere questa lungimiranza!

 

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