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Home Economia

La politica dei conti: perché la prudenza della Legge di Bilancio è una scelta, non un limite

di Daniela Simonetti
29 Dicembre 2025
In Economia
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bilancio
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La politica dei conti: perché la prudenza della Legge di Bilancio è una scelta, non un limite

In un Paese abituato a giudicare la politica economica dalla quantità di risorse distribuite, la Legge di Bilancio varata dal governo Meloni rischia di essere fraintesa.

Non perché manchi di contenuti, ma perché sceglie deliberatamente di non inseguire l’illusione della spesa facile. In un contesto europeo fragile, segnato da crescita debole, tensioni geopolitiche e fine della stagione dei tassizero, la prudenza non è una rinuncia: è una strategia

L’idea che una manovra “potente” sia necessariamente una manovra espansiva appartiene a una fase storica che non esiste più. Oggi la vera forza di una politica di bilancio sta nella sua credibilità, nella capacità di mantenere il controllo dei conti senza sacrificare la coesione sociale e senza compromettere il futuro.

È su questo terreno che il governo ha scelto di muoversi

La Legge di Bilancio non promette miracoli, né annuncia svolte epocali. Ma manda un segnale chiaro: l’Italia non intende tornare a essere il problema finanziario d’Europa.

È una scelta che può apparire poco spettacolare, soprattutto in un clima mediatico che premia gli annunci, ma che i mercati, le istituzioni europee e gli investitori leggono con attenzione.

La tenuta dello spread e la relativa stabilità dei mercati finanziari nelle ultime settimane non sono un dettaglio tecnico: sono il riflesso di una fiducia costruita nel tempo, giorno dopo giorno, attraverso coerenza e prevedibilità

In un sistema economico fortemente indebitato come quello italiano, ogni decisione di bilancio è anche una decisione politica sul grado di libertà futura del Paese. Spendere oggi senza coperture significa trasferire il costo alle generazioni successive, riducendo margini di manovra proprio quando serviranno di più.

Il governo Meloni sembra aver interiorizzato questa lezione, scegliendo una linea che privilegia la sostenibilità rispetto al consenso immediato.

Questa impostazione rompe con una lunga tradizione italiana fatta di manovre correttive, promesse rinviate e corse affannose per rassicurare Bruxelles o Francoforte

Per la prima volta dopo anni, la politica dei conti non appare come una risposta difensiva a pressioni esterne, ma come una scelta autonoma. È un cambiamento sottile, ma rilevante: segnala una maggiore maturità del dibattito economico e una diversa percezione del ruolo dello Stato.

Naturalmente, la prudenza non è esente da rischi. Un’economia che cresce poco non può accontentarsi di galleggiare. Il punto, però, è distinguere tra ciò che una legge di bilancio può realisticamente fare e ciò che deve essere affidato a riforme strutturali, investimenti e politiche industriali di medio periodo

Caricare la manovra annuale di aspettative salvifiche è un errore concettuale che l’Italia paga da decenni.

Il governo ha scelto di concentrare le risorse disponibili su alcuni obiettivi chiave: il lavoro,il sostegno ai redditi più fragili, la difesa del potere d’acquisto, senza compromettere l’equilibrio complessivo dei conti.

Non è una rivoluzione, ma è un passo nella direzione di una normalità economica che al Paese è mancata a lungo.

La normalità, oggi, è un valore sottovalutato

C’è poi un aspetto spesso trascurato nel dibattito pubblico: la credibilità internazionale. In un momento in cui anche economie tradizionalmente solide come la Francia mostrano segnali di tensione sui conti pubblici, l’Italia beneficia di un posizionamento più responsabile.

Non per virtù improvvisa, ma per una linea politica che ha scelto di evitare strappi e ambiguità

Questo non significa rinunciare a difendere gli interessi nazionali, ma farlo dentro un quadro di regole condivise.

La critica più frequente rivolta alla Legge di Bilancio è quella di mancare di visione. Ma la visione non sempre coincide con l’espansione della spesa. A volte consiste nel preparare il terreno, ridurre i rischi, evitare che shock esterni trovino il Paese impreparato.

In questo senso, la manovra è più difensiva che offensiva, più orientata alla tenuta che all’attacco

È una scelta discutibile, ma razionale.

Il vero banco di prova per il governo non sarà tanto questa Legge di Bilancio, quanto la capacità di utilizzare la stabilità conquistata per avviare, nei prossimi mesi, interventi più incisivi su produttività, lavoro e competitività. La prudenza, da sola, non basta. Ma senza prudenza, nessuna riforma è possibile.

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Tags: CONTI CORRENTIFINANZIARIAIN EVIDENZALEGGE BILANCIOMANOVRA
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