La peggiore gestione economica della pandemia? Quella italiana

I dati del FMI lo confermano. Un governo incapace di gestire la ripresa economica

Se qualcuno avesse avuto bisogno di ulteriori dati di conferma adesso li ha avuti. La peggiore gestione governativa di uno Stato occidentale è quella italiana. Le previsioni dell’andamento del PIL diffuse dal Fondo Monetario Internazionale sono lapidarie. Il crollo peggiore tra le economie più avanzate a livello mondiale è quello dell’Italia.


IL QUADRO MONDIALE

Il calo medio del PIL per le economie avanzate – tra le quali è compresa l’Italia – è dell’8%. Mentre per i cosiddetti “mercati emergenti ed economie in via di sviluppo” il calo sarà del 3%. Se scendiamo nel dettaglio l’unica economia che chiuderà con il segno positivo è la Cina (con un +1%). Tra le economie avanzate gli USA chiederanno perfettamente in media con un -8%. Il Giappone con un -5,8%. Mentre i peggiori sono tutti gli Stati dell’area Euro. La Germania con un -7,8%, la Francia con un -12,5% e l’Italia con un -12,8%. Il -12,8% italiano è il dato peggiore dell’intera tabella previsionale.


I PROVVEDIMENTI PRESI DAI GOVERNI

Per capire i pessimi risultati dell’Italia, ma anche della Francia, è necessario osservare un’altra tabella pubblicata dal FMI. Le barre rosse indicano l’importo (in rapporto al PIL) delle manovre di bilancio adottate per stimolare l’economia nazionale, mentre le barre blu sono i prestiti e le garanzie (la cosiddetta “potenza di fuoco”, ovvero i capitali che dovrebbero erogare gli istituti di credito). Non ci vuole molto a capire che tra le economie più avanzate Francia e Italia sono quelle che ci hanno messo di meno delegando il rilancio del sistema economico alle banche. Mentre USA e Giappone sono intervenuti con fondi statali e con il giusto mix tra intervento pubblico e credito bancario.


LE CHIACCHIERE DI CONTE

I dati sono inequivocabili. Le misure di sostegno per uscire dalla crisi adottate dal governo Conte sono state insufficienti, demagogiche e, per molti versi, dannose. Dannose perché pur incidendo sulle finanze statali non ottengono i risultati voluti. Oltre tutto, come evidenziato dalla tabella con le barre rosse e blu, si è avuto la conferma di quanto andiamo dicendo già da tre mesi: non ci sono soldi. Non ci sono soldi, Conte continua ad attendere l’elemosina da Bruxelles e, soprattutto, attendere di sapere dalla Von der Layen se e quanto potrà spendere. L’analisi delle decisioni del governo, peraltro, deve tenere conto anche delle scelte sul lockdown totale. Il governo doveva essere consapevole che due mesi di chiusura totale avrebbero richiesto interventi di spesa pubblica massicci e incisivi. Invece pare aver ragionato in modo molto fatalista, per la serie “prima chiudiamo, poi vediamo se possiamo fare qualcosa”. Quel qualcosa si è rivelato molto poco, sicuramente non abbastanza.


L’EURO E L’UE. LE VERE PALLE AL PIEDE DELLA RIPRESA

La tabella con le previsioni evidenzia anche un altro elemento di cui tenere conto. I peggiori cali del PIL sono tutti nell’area Euro. Anche come media (-10,2%) l’area Euro si caratterizza per la peggior performance tra le economie avanzate. E’ evidente, quindi, il sistema della moneta unica e il tentativo di armonizzazione delle politiche fiscali e di bilancio ha fallito miseramente. Ed è destinato a portare al tracollo l’intera Europa. E’ inutile continuare a parlare di “cambiare l’Europa dall’interno”, qui si tratta di ripartire da zero. Soprattutto ripartendo e riappropriandosi di quella sovranità, politica ed economica, ceduta indebitamente a Bruxelles negli ultimi 28 anni.

 

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