La nostra Fort Apache. Stiamo uccidendo la nostra civiltà

La civiltà occidentale sotto assedio

civiltà

“Un Paese composto di più civiltà è un Paese che non appartiene a nessuna civiltà ed è privo di un suo nucleo culturale costitutivo. La storia dimostra che nessuna nazione così costituita può durare a lungo come nazione coesa.“ Diceva Samuel P. Huntington.

Il multiculturalismo è la tomba di una civiltà. Una società multiculturale non può essere neppure propriamente definita come una civiltà autonoma. Nella storia quasi tutti gli stati multietnici hanno sempre poggiato la loro sopravvivenza sul predominio di un etnia dominante. Intendendo per etnia un coesa comunità con forte affinità di caratteri fisico-somatici, culturali, linguistici e storico-sociali.

Il multiculturalismo non deve essere un dogma

L’ossessione di guardare al multiculturalismo in maniera dogmatica accettando aprioristicamente la concezione che una società multiculturale fosse la giusta soluzione, per realizzare la giustizia e la pacifica convivenza tra i popoli presenti su un determinato territorio, ha portato troppo spesso a mettere in discussione i valori fondanti della nostra civiltà.

Tali valori sono stati visti non come dei pilastri della nostra ragione di essere. Ma piuttosto come pericolosi ostacoli alla realizzazione di quel modello che tutti gli intellettuali da salotto radical chic si auspicavano. Ci siamo ubriacati di cosmopolitismo. Non comprendendolo, ma assumendolo tout court. Abbiamo dimenticato di essere figli di una tradizione che ereditiamo come custodi, e la cui eredità ed integrità siamo moralmente obbligati a tramandare e preservare.

Le culture di riferimento sono esattamente come le ascendenze familiari. Sono le nostre radici. Non le scegliamo ma le ereditiamo ed abbiamo il dovere di tramandarle e custodire. Poi è questo dovere a dare un significato al nostro passato ed una prospettiva al nostro domani.

Un tempo ebbi a scrivere: “Un popolo che mette in perenne discussione i suoi fondamenti di civiltà è condannato a diventare una tomba. Che solo pallidamente testimonia la passata grandezza della propria storia. L’Europa si sta lentamente lasciando morire, in questo modo”.

In Europa si mettono in discussione i valori europei

Anche perché nella società multiculturale che tanto in Europa viene auspicata, non vengono messi in discussione i principi, le tradizioni, la cultura dei nuovi arrivati. Vengono sempre perennemente messi in discussione tutti i valori di riferimento degli autoctoni. Questo fa sì che le comunità che arrivano in Europa tendono sempre più a preservare la propria identità. A rifiutare categoricamente un assimilazione alla nostra cultura.

Si creano delle vere e proprie zone franche, dove culture totalmente differenti dalla nostra crescono, prosperano e disgregano il paese. L’integrazione passa necessariamente per un processo di assimilazione. Qui ci troviamo invece di fronte a un vero e proprio crollo della civiltà occidentale in favore di altri.

Ed addirittura si propone lo ius soli, dove passerebbe permanentemente in secondo piano e diverrebbe del tutto irrilevante l’adesione ai valori culturali pilastri portanti di una società.

La riprova del buonismo intellettuale che ormai pervade tutti i grandi mezzi di informazione a livello nazionale ed internazionale sta nel silenzio costante su tematiche troppo scomode. Comportamenti distruttivi di culture, identità, lesivi della libertà. Spesso anche della vita di altri che se fossero portati avanti da occidentali sarebbero condannati senza appello dai media. Ma se sono portati avanti da civiltà solitamente antagoniste dall’occidente sono non solo tollerati ma spesso anche vergognosamente giustificati.

La nostra stampa condanna sempre i comportamenti occidentali

Si pensi a tutte le legislazioni restrittive, le aggressioni, gli omicidi di massa a danno delle comunità cristiane nei paesi musulmani. Si pensi all’infame ed imperdonabile omicidio di un giornalista Saudita Jamal Ahmad Khashoggi, torturato ed assassinato dentro un Consolato in territorio straniero. Se questo fosse stato fatto nei riguardi di un dissidente da qualunque altro occidentale fosse si sarebbe scatenata la furia della stampa internazionale.

Invece le condanne sono rimaste solamente timide, soprattutto alla luce del grave coinvolgimento di un esponente di spicco della dinastia Saudita qual è l’erede al trono.

Una legge approvata dal Parlamento Sudafricano prevede l’esproprio senza indennizzo delle terre dei bianchi. Contraddicendo addirittura a quanto lo stesso Nelson Mandela aveva sempre sostenuto; cioè alla necessità di esproprio purché compensata da un equo indennizzo.

È in atto una vera e propria discriminazione della minoranza bianca in Sudafrica, che interdice la possibilità di trovare lavoro e assistenza sociale alle persone di origine boera.

Ma nessuno potrà dire in questo occidente moderno e benpensante che seppur Nelson Mandela è stato un grande leader con un forte sogno di libertà, ed una visione lungimirante del futuro i suoi eredi sono indegni, discriminano sistematicamente una parte della popolazione, si comportano talvolta peggio di coloro i quali attuavano l’apartheid. Difendere figli della cultura occidentale che vengono ammazzati Non è politicamente corretto…

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