LA GIUSTIZIA E LA LEGGE
Viareggio; un “caso di scuola”:
della bella Viareggio del tempo che fu rimane ben poco: è diventata terra di delinquenza diffusa e pervasiva, di insicurezza che secondo alcuni politici e, ahimé, alcuni magistrati, è solo “percepita” ma che fa vittime giornaliere, accolte nelle prodighe braccia del pronto soccorso versiliese che testimonia come di percepito ci sia poco e di ferito e contuso ci sia molto.
Ne è conferma il numero delle denunce che carabinieri e polizia ricevono giornalmente dalle vittime della delinquenza “percepita” e il numero di fermi e arresti che gli stessi, mai abbastanza lodati, effettuano ogni giorno vedendo vanificati i loro sforzi a tutela del cittadino onesto dalle decisioni di magistrati che rimettono in libertà o dispongono gli arresti domiciliari per delinquenti che dichiarano di non avere domicilio, a loro volta spesso (ma ahimè non sempre) obbligati dal lassismo e dal buonismo delle leggi vigenti fatte a tutela del delinquente nella messianica attesa che si ravveda più che a tutela del cittadino che conduce una vita ravveduta
Vi si aggiunge il silenzio inerte del sindaco Del Ghingaro, che avrà altri pregi ma non ha quello della difesa dei “normali” viareggini che a Viareggio sono nati o si sono stabiliti e ivi vivono in buona armonia e reciproca tolleranza ma sono vittime di alieni che popolano spiaggia, pineta, stazione, parcheggi, piazze e strade, facendo di tutto tranne che cercare la famosa “integrazione” cui pare che siamo noi ad aspirare, certamente non loro che della integrazione se ne fottono éperdument come dicono i cugini francesi.
I Del Ghingaro, ahimè, sono diffusi in tutto il Paese: è la ipocrisia di gran parte della sinistra proveniente sia dal materialismo storico e dialettico sia dal cattolicesimo della accoglienza indiscriminata, in entrambi i casi a spese economiche (e non solo) degli altri: un fatto di mercato, la presenza del clandestino aiuta il buonismo economicamente organizzato in onlus, coop, associazioni, a campare a volte molto bene come nel caso della famiglia dell’onorevole ex PD Soumahoro, caso scomparso da cronache e citazioni, con divieto della signorina Schlein e compagni di farne menzione e con la obbedienza mansueta dei “giornalisti” organici
Peggio ancora quando è arma politica e ideologica che aspira alla sconfitta dell’Occidente corrotto e corruttore.
A Viareggio oltre il 90% di furti, rapine, aggressioni gratuite e immotivate, risse, minacce, spaccio, abusivismo, violenza fisica o sessuale ha autori non italiani, quasi tutti non regolarmente presenti in Italia.
L’insicurezza e la violenza quotidiana esasperano gli animi, aumentano la paura, incrementano le reazioni delle vittime, come nel caso di Cinzia Del Pino, la 65enne signora viareggina con la fedina penale immacolata, rapinata nel settembre dello scorso anno da Nourdine Mezgoui, un marocchino da 20 anni irregolare in Italia, che usava il nome falso di Said e viveva di espedienti, fino al reato di rapina
I fatti: la signora Del Pino allo scopo di riprendersi la borsa rapinata, da sola, a sera tarda, in una strada quasi deserta, avendo a che fare con cotanto gentiluomo che chissà come avrebbe reagito, ha perso la bussola e lo ha ripetutamente investito uccidendolo.
La signora Del Pino è agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico dal settembre dello scorso anno ed è stata rinviata a giudizio a inizio luglio per omicidio volontario pluriaggravato da crudeltà, futili motivi, ricorso a mezzi insidiosi, e minorata difesa: rischia l’ergastolo, senza che una voce si sia alzata non dico a giustificare ma a comprendere la reazione di una donna sola, aggredita di notte da un malfattore, spaventata a tal punto da perdere la ragione
Le tre sorelle del signor Mezgoui che per più di vent’anni non sapevano se fosse vivo o morto, sono subito apparse affrante dal dolore per “chiedere giustizia”: il rituale consueto, si costituiranno parte civile, chiederanno centinaia di migliaia di euro di risarcimento per la morte dell’amato fratello, li otterranno. Almeno loro saranno felici.
La signora Del Pino ha detto e ridetto: non voleva uccidere nessuno
I nostri concittadini “normali” come lei non si trasformano improvvisamente in killer assetati di sangue, la presenza di delinquenti inquina la qualità della nostra vita e invelenisce i rapporti col prossimo.
Abbiamo perso la vita di un delinquente ma sempre uomo: la campana suona per tutti, anche per lui, l’umanità ha perso un suo membro in circostanze violente: rincresce, eccome se rincresce!
Ma altrettanto rincresce vedere trasformata in mostro una signora che per 65 anni ha vissuto una vita di lavoro e di impegno, ha fatto la sua parte nel mestiere di vivere, una parte compromessa da un minuto di incoscienza.
Nessuno ha provato a capirla, pochi invocano la difesa della bella Viareggio che fu
Lo fa a mio mezzo il Movimento Patto per il Nord che proprio per questo è nato e si diffonde, per la difesa dei nostri valori, per la convivenza civile, per non obbligare o anche solo indurre i miti italiani a diventare involontari procuratori di morte di chiunque, anche di delinquenti che un minuto prima in una strada buia e deserta ti hanno assalito rapinandoti con violenza.
Duemila anni fa Cicerone chiedeva a un malfattore Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
Il Patto per il Nord lo chiede di nuovo ai malfattori di ogni colore e provenienza, ai politici che minimizzano o negano, per cecità, per ideologia, per interesse a mantenere i clientes, a quella piccola parte di magistrati che mette agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico la signora Del Pino per timore che reiteri il reato, anche se in 65 anni di vita non ha mai varcato il portone di un tribunale penale.
Ma rimette in immediata libertà delinquenti conclamati che i reati li reiterano di professione.
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