La giornalista palpeggiata contro le vittime di capodanno

Le vie del politicamente corretto sono infinite.

palpeggiata

Un maldestro quanto scellerato tifoso e una giornalista sportiva rapidamente palpeggiata. Accadeva la sera del 27 novembre scorso in diretta televisiva da Empoli. Ne nasceva, subito un caso nazionale con levate di scudi istituzionali, giornalate e dirette televisive.

Reazione immediata a tutto campo. L’intero mondo politico e quello dell’informazione si ergevano a stigmatizzare l’esecrabile comportamento. La vittima, sconvolta, dopo un mese era ancora a raccontare dei terribili giorni successivi alla gravissima molestia subita. La regione Toscana decideva all’unanimità di costituirsi parte civile contro il troglodita dalla lunga mano.

Accadeva invece la sera di Capodanno a Milano. Due o tre gruppi di balordi accerchiavano in più punti della città ragazze italiane e straniere. Le ragazze venivano picchiate rapinate e pesantemente molestate. I balordi, presunti violentatori, poi identificati sono una trentina. Sono tutti  giovani immigrati, o formalmente italiani di seconda generazione figli di  immigrati.

Qualcuno risiede irregolarmente in Italia. Tutti sono domiciliati in quartieri degradati di Torino o di Milano. Uno dei presunti violentatori aggrediva e minacciava di morte una giornalista televisiva che cercava di intervistarlo. Solo pochi giornali fuori del main stream illustravano i gravi fatti accaduti. Solo poche reti televisive per lo più private ponevano nel giusto risalto i delitti commessi. Il Sindaco di Milano tiepidamente annunciava la costituzione di parte civile.

Due comportamenti troppo diversi

Mi sono chiesto cosa legasse le due situazioni. Cosa originasse il diverso comportamento dei media nei confronti delle vittime e dei carnefici.

Il legame va trovato nel problema che i progressisti tentano di dissimulare. La contraddizione di doversi concretamente confrontare con i problemi creati dai gruppi sociali che essi aspirano a rappresentare.

Gli esempi esteri, francese e tedesco in prima fila non insegnano nulla ai progressisti nostrani, tutta propaganda e niente soluzioni. Si sentono sacerdoti dell’accoglienza a prescindere. Prevedono la concessione dei permessi di soggiorno anche a individui non integrabili neanche in prospettiva. Inoltre insistono sulla cittadinanza per diritto di nascita o soluzioni simili.

Tutti i fatti contrari a questa narrazione devono essere silenziati, meglio se nascosti. Il politicamente corretto è sempre pronto a scattare all’occorrenza, efficace e funzionale. La propaganda può creare sacche di impunità a scapito di vittime vere o durissimi processi mediatici alla “Domenica sportiva” a beneficio della comparsa di turno che avrà i riflettori accesi per qualche giorno. Fatti molto gravi rischiano di essere messi in ridicolo dalla ridondanza del circo mediatico.

Ideologie sconfitte dalla storia e che hanno perso molta rappresentanza nella società riescono comunque a mantenere un certo controllo dell’informazione distorcendola. Il politicamente corretto da loro costruito fa collidere  i fatti contro la loro  comunicazione e confonde chi ascolta e chi legge.

 

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