La fonda dell’attacco

Bottai, Grandi e Ciano mettono apertamente in discussione Mussolini

bottai

Fu Giuseppe Bottai con il suo intervento a portare la discussione su un piano politico. Premetto che non aveva un livello di formazione militare tale da consentirgli di disquisire su questioni di questa portata. Intervenne dichiarando di non pensare che fosse plausibile l’ipotesi secondo cui gli anglo-americani non avrebbero invaso il resto d’Italia fermandosi in Sicilia.

Bottai sottolineò poi l’inadeguatezza dell’apparato difensivo italiano e del sistema paese stesso per poter contrastare l’invasione.

Ma il ragionamento di Bottai divenne critico direttamente nei confronti del capo del governo quando sottolineò che, per ammissione dello stesso Mussolini, i suoi ordini venivano disattesi. Il che politicamente significava una mancanza di simbiosi. Ed ancor peggio di collaborazione tra i comandi militari ed il potere esecutivo.

Ciò significava chiaramente che la parte politica di comando non aveva sulla parte tecnica l’ascendente necessario ad imporre le proprie decisioni, quindi il sistema era fallace. La conclusione che ne derivava era un apparato di comando inefficiente. Totalmente incapace di fronteggiare un eventuale attacco nemico alla penisola.

L’intervento di Grandi

Ancora più duro fu l’intervento di Grandi che, appena letto il suo ordine del giorno, lanciò un attacco direttamente a Mussolini per la mancata convocazione in quegli anni del Gran Consiglio. Nelle parole di Mussolini stesso, ad avviso di Grandi, si riscontrava l’ammissione dell’inevitabilità della sconfitta.

Ma l’ex ministro degli esteri si spinse oltre criticando apertamente la dittatura, e l’imposizione di una guerra fascista non italiana al popolo. Lo stesso ministero della cultura popolare non faceva nulla per risvegliare un senso di appartenenza nazionale. Si voleva la guerra in nome del Fascismo, non in nome della patria.

Durissima la critica anche al fatto che Mussolini, nel corso dei quindici anni nei quali aveva tenuto l’interim della difesa, non era stato in grado di preparare le forze armate. Anzi il capo del governo aveva usurpato le iniziative della Corona.

La critica della dittatura si fece ancora più feroce, quando le si addossò la colpa di aver ridotto il Consiglio dei Ministri ad un organo puramente amministrativo e non politico.

Un apprezzamento lo espresse per ultimo discorso del segretario Scorza che si era rivolto al di là del partito a tutti gli italiani. La guerra doveva essere una guerra per la patria.

Il colpo di grazia lo diede proprio il genero del Duce Galeazzo Ciano, accusando i tedeschi di violare costantemente i patti avendo iniziato la guerra senza preventivamente informare gli italiani in qualità di alleati.
Qualsiasi accusa di tradimento da parte dei tedeschi avrebbe potuto essere ritorta in quelle condizioni contro di loro.

L’attacco della fronda era entrato nel vivo e, visto il grado di parentela che legava Mussolini a Ciano, addirittura in casa del Duce stesso.

 

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