La finta ragione del governo. La nuova censura

ragione

Io non sono convinto di avere sempre ragione. Molto spesso nella mia vita mi è capitato di coltivare dei dubbi. E debbo dire che se ho avuto modo di crescere in qualche misura, questo è stato grazie al confronto ed all’approfondimento di pareri spesso divergenti dal mio.

Ora che questo paese sia nel mondo occidentale e nell’alleanza atlantica io non lo discuto. Che sia ingiusto ricorrere alla guerra per risolvere una controversia tra Paesi, sono pienamente d’accordo. Ma mi fa paura l’atteggiamento con il quale si vuole costantemente demonizzare chiunque non sia pienamente in linea con i comportamenti del governo. Come se fosse per forza di cose un nemico o un filo putiniano.

Io non ho altra simpatia che quella verso il mio paese. Io non ho a cuore niente più dell’Italia. E parlo sempre e soprattutto nell’interesse della mia gente.

Dunque la perplessità sul fatto di avere un presidente del consiglio che non ha ritenuto, perché credeva di indispettire gli alleati, per una situazione di estrema difficoltà politica, di cercare un ruolo primario dell’Italia per una mediazione nella crisi Ucraina. È una perplessità critica, poiché mi spaventa il danno che ne ricaverà il nostro paese. Il nostro è un paese fortemente legato alla dipendenza energetica dai russi.

Riduzione dei consumi inapplicabile

Ridurre i consumi significa anche far lavorare le fabbriche per forza di cose a regime ridotto penalizzando l’occupazione e la ripresa. Se non si vuol parlare di una riduzione di facciata.

Ora non credo che preoccuparmi dell’interesse di una rapida soluzione diplomatica in favore degli italiani, mi renda nemico del mio paese. Tutto il contrario. Dovrebbe essere il dovere di ogni italiano preoccuparsi per i destini della nazione.

Soprattutto tutelare la nostra costituzione. Anche laddove si dovrebbe difendere il pluralismo dell’informazione e il confronto con le idee; due pilastri portanti delle società democratiche. Parliamo tanto di dovere di difendere la democrazia occidentale, e poi reprimiamo il dissenso. Mettiamo all’indice gli intellettuali che non condividono il pensiero prevalente.

Le giuste parole di Giorgia Meloni

Giustissimo il tweet di Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’Italia: “Non sono d’accordo con molte cose che dice Orsini, ma mi spaventa una Nazione nella quale la tv di Stato consente di sostenere unicamente le stesse tesi del governo. Una democrazia prevede libertà di pensiero: per esercitare il libero arbitrio serve il confronto tra tesi diverse”. È una riflessione importante e matura.

Non si può pensare di avere il nemico in casa in ogni cittadino che non si sente di condividere la politica del governo. Durante la gestione del covid-19 sono state compresse molte libertà. Questo è avvenuto in un momento di grave pandemia.

Ma il fatto che un cittadino italiano potesse essere critico con il governo, andava sempre comunque garantito.
Una democrazia si differenzia dalla dittatura per questo. L’occidente rischia di sprofondare in una spirale di censura peggiore di quella che recrimina ai regimi autoritari.

Già siamo nell’epoca del politicamente corretto, che limita la libertà di espressione. Della cancel culture che inaugura i roghi di libri, di statue e di dipinti nel nostro tempo.

L’informazione unilaterale ed il licenziamento dei dissenzienti è inaccettabile. Se noi vogliamo rimanere fieri della nostra democrazia dobbiamo difendere il sacrosanto principio di tutelare chi dissente. Non possiamo pensare che un paese liberale e democratico, abbia nell’azione di governo il metro di giudizio di ciò che è giusto.

Regimi autoritari giustificano la repressione del dissenso e la negazione delle libertà civili, arrogandosi preventivamente la detenzione della retta via. In democrazia si discute tutto anche e soprattutto il governo.

 

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