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LA COOP SEI TU? IO NO SICURAMENTE.

di Simone Margheri
1 Luglio 2025
In Attualità
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LA COOP SEI TU? IO NO SICURAMENTE.
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LA COOP SEI TU?
IO NO SICURAMENTE.

Una villa romana sotto il Decathlon

Sesto Fiorentino, pochi minuti d’auto dal centro storico di Firenze. Là dove l’occhio arriva ancora a scorgere, in certe giornate terse, la cupola del Brunelleschi oltre le piste dell’aeroporto di Peretola, si estende uno dei centri commerciali più vasti della Toscana. Il “Centro Sesto”, Ipercoop, Decathlon e tutto quel che segue in ordine di scaffale.

Al di sotto, nel parcheggio multipiano coperto — ampio quanto l’intera struttura — si cela un insediamento romano esteso, che fu a suo tempo uno dei più significativi mai rinvenuti nella Piana fiorentina. Parliamo di una villa agricola, attiva tra la fine del I secolo avanti Cristo e il III dopo Cristo. Una villa padronale con stanze decorate, ambienti produttivi, resti di forni, mura, cisterne. Un complesso che, in altro Paese, avrebbe forse meritato un museo. Qui, invece, è finito sotto il pavimento di un Decathlon

Sì, la Coop la stessa di Gaza Cola pronta a eliminare i prodotti israeliani dagli scaffali evidentemente poco incline come la maggior parte degli italiani ad apprezzare e ancora meno a valorizzare la propria storia e il proprio patrimonio culturale, ha realizzato un piccolo percorso vetrato, qualche pannello illustrativo. Ne fa menzione anche nei suoi comunicati e brochure promozionali.

Ma non inganniamoci: pochi, tra i clienti che ogni giorno riempiono carrelli e bagagliai, ne conoscono l’esistenza e la maggior parte dei fiorentini frequenta e conosce benissimo l’ ipermercati aperto da molto tempo ma ignora l’esistenza di questo patrimonio archeologico. Infatti, nessuno si aspetta, che in un piano parcheggio, sotto un ipermercato frequentatissimo, possa trovarsi di fronte alle rovine di duemila anni fa.

Eppure è così. Ci sono. E sono lì in fondo, nascoste dietro vetrate impolverate, in un angolo freddo e silenzioso dove si fermano solo le auto nei giorni di massima affluenza perché posto in fondo lontano dagli accessi e scomodo per chi va a fare spesa

La domanda non è solo archeologica, ma culturale e — soprattutto — politica anche alla luce di chi si è erto difensore etico di un popolo ( piuttosto che di altri infatti la coop alleanza 3.0 non mi risulta abbia mai boicottato la vodka russa e venduto l’ ucraina cola) ma tornando nello specifico evidentemente rispecchiando quello che è il livello culturale medio italiano non da ora ma già da molto tempo ha potuto crearsi un personale museo nel parcheggio.

Probabilmente si sarebbe potuto realizzare un progetto più organico meno opprimente e sicuramente più adeguato

ad un sito archeologico.
Ci si chiede com’è sia stato possibile costruire un centro commerciale sopra un sito archeologico di tale portata? E perché, in una regione dove per pitturare le tapparelle di un immobile nel centro storico giustamente occorre il nulla osta della Soprintendenza, è bastato un cartello e una brochure per permettere la cementificazione sopra resti millenari?

Si dirà che i resti sono stati tutelati, che sono visibili, che è stato fatto il possibile. Forse, ma e questo è un mio personalissimo parere , visitando le vetrate e vedendo le travi di cemento sopra l’ impressione è che si volle tutelare la proprietà di una potenza economica la cui sfortuna fu di imbattersi e non poterlo ignorare in un sito romano così esteso e impattante di cui evidentemente si era ignorata la presenza fino alla realizzazione delle fondamenta del parcheggio. Comunque, resta il fatto che quel luogo, pur esistente, è stato relegato a margine, trasformato in curiosità di parcheggio quasi nascosto perché effettivamente non sembra neanche realistico, probabilmente sarebbe stato sufficiente lasciarlo all’ aperto con una copertura adeguata rinunciando a qualche centinaia di mq che probabilmente non avrebbero diminuito il valore del centro commerciale perché non è la superficie a determinare le vendite ma questa è un altro argomento.

Non è retorica. È realtà. E si presta a un paragone amaro: a Firenze non si può nemmeno discutere di una linea metropolitana perché le ammistrazioni da sempre sostengono che una linea sotterranea potrebbe danneggiare le “ricchezze storico archeologiche del sottosuolo” fiorentino; ignorando o facendo finta di ignirare che a Roma in piazza di Spagna e a Milano in piazza Duomo esistono accessi per la metropolitana, ma evidentemente si può costruire sopra una villa romana un parcheggio se si tratta di un centro commerciale coop.

Il paradosso non è tecnico. È etico.

La memoria di un territorio si coltiva anche nel modo in cui si sceglie di mostrarla, o di nasconderla. Qui si è scelto di nascondere. E questo, più delle colate di cemento, pesa sulla coscienza di chi decide.

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Tags: COOPISRAELEPALESTINAPRIMO PIANOSESTO FIORENTINO
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