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Krav Maga, il sistema di difesa personale nato in Israele

di Paolo Sebastiani
5 Febbraio 2021
In Sport
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krav maga
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Krav Maga: iniziamo una serie di approfondimenti sul tema con Ciro Lenti, istruttore e titolare della Professional Self Defense Academy.

Che cos’è il Krav Maga?

Krav Maga: due parole provenienti dall’ebraico antico il cui significato letterale è: “combattimento a contatto”.

Un principio che nella pratica di questo sistema di combattimento si esplica nel mantenimento della corta distanza, sia per acquisire controllo sull’avversario che per sfruttare le reazioni istintive del corpo ed aumentare così le probabilità di successo della tecnica applicata.

Questi fattori, combinando in modo pratico, veloce e versatile diverse tecniche di combattimento e difesa personale, rendono il Krav Maga un sistema adatto ad essere impiegato a uomini e donne di tutte le età.

Quali sono gli obbiettivi?

Nell’allenamento fisico e tecnico del Krav Maga, sono integrate anche pratiche ed esercizi che esplicano la loro azione sul piano emotivo, consentendo al praticante di aumentare progressivamente importanti aspetti interiori, quali padronanza e lucidità mentale, autostima e sicurezza dei propri mezzi, sia fisici che psicologici.

Nel Krav Maga, lo scopo finale di neutralizzazione dell’avversario, anche tramite tecniche dirette offensive, è considerato il risultato estremo, da raggiungere solo quando ogni altro tentativo di evitare lo scontro diretto sia fallito.

Per esplicita volontà del padre fondatore, questo sistema è ricco di principi, sia sul piano umano che morale, e persegue lo scopo di fortificare la mente e lo spirito del praticante (ancor prima, possiamo dire, che rafforzarlo sul piano fisico) al punto di renderlo “così buono da non aver bisogno di uccidere”. (cit. Lichtenfeld)

In pratica?

In caso di aggressione: le possibili soluzioni sono tre:

  • Evitare, se il pericolo viene percepito come lieve;
  • Scappare, se esistono tempo e distanza per farlo;
  • Reagire, utilizzando per questo qualunque oggetto a disposizione, o in alternativa il proprio corpo. Per essere preparati alla terza possibilità e quindi a un probabile combattimento psicologico, bisogna prepararsi con un allenamento adeguato: come la mente condiziona il fisico, così l’allenamento condiziona la mente.

La situazione può essere distinta in cinque fasi:

  1. Aggressione
  2. Collegamento della percezione del pericolo al cervello
  3. Identificazione/decisione
  4. Trasferimento della decisione al corpo
  5. Reazione

 

 

Leggi anche: https://www.adhocnews.it/italia-senza-bandiera-alle-olimpiadi/

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