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Isole Faroe: la vergognosa mattanza delle balene, 175 uccise in due giorni

di Paolo Sebastiani
30 Giugno 2021
In Attualità
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isole faroe
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Ieri il mare delle isole Faroe si è tinto di rosso. Rosso sangue, quello delle 175 balene uccise ieri per il Grind o Grindadrap, come le chiamano qui, che qui è parte della cultura tradizionale: la caccia alla balene, la cui carne è conservata per il cibo.

Tutto è iniziato nelle prime ore di domenica: i pescatori hanno individuato un branco al largo della costa vicino alla città di Vestmann. Gli uomini hanno spinto le balene verso riva e, armati di uncini, lance e coltelli, ne hanno ammazzate 52.

Poche ore dopo, un altro branco è stato avvistato al largo della costa meridionale; e gli equipaggi sono partiti per guidare gli animali verso la città di Hvannasund. Dove ad aspettarli hanno trovato i cacciatori. Bilancio: 123 balene uccise.

La mattanza

I cacciatori nelle Isole Faroe hanno ucciso 175 balene, così tante da tingere il mare di rosso sangue dopo che le barche hanno portato gli animali verso la riva dove gli uomini aspettavano nelle secche con ganci, coltelli e lance.

La mattanza è stata ripresa dai droni di Sea Shepard, che ha denunciato la pratica come «insostenibile e barbarica» accusando i cacciatori di aver ucciso oltre 6.500 balene e delfini dall’inizio dell’anno.

I faroesi sono divisi sul Grind, ma molti esortano i media stranieri e le ONG a rispettare la loro cultura tradizionale dell’isola, dove la pesca mantiene un posto centrale e tutta la carne di balena è conservata per il cibo.

Gli attivisti per i diritti degli animali operano nelle Faroe dall’inizio degli anni ’80, intraprendendo azioni dirette contro i Grind con le proprie barche. Ma nel 2015, le modifiche alla legislazione hanno impedito a qualsiasi barca di Sea Shepherd di interrompere la caccia. Per questo l’associazione usa l’equipaggio di terra per affrontare il Grind documentandolo con fotografi di stanza sulla riva e droni in aria.

Venti minuti di agonia

Robert Read, direttore operativo di Sea Shepherd, ha dichiarato: «Il grindadráp è una reliquia barbara di un’epoca passata. Un’inutile caccia a centinaia di globicefali e delfini che sarebbe dovuta finire un secolo fa e che non serve per nutrire nessuno sulle isole».

Dopo aver individuato un branco, i faroesi guidano gli animali con barche da diporto, barche da pesca e talvolta anche moto d’acqua creando con i motori delle loro barche un «muro sonoro» che costringe il branco verso la baia più vicina. Al loro arrivo gli uomini, che le aspettano in acque poco profonde, si precipitano in mare, trascinando le balene vive con funi attaccate a uncini che spingono attraverso lo sfiatatoio della balena.

Gli uomini più vicini alla riva tentano di recidere il midollo spinale della balena con una lancia e poi con un coltello per tagliare il collo dell’animale. Può volerci molto tempo prima che l’ultima delle balene e dei delfini venga ucciso. Lasciandole a dimenarsi in acque piene di sangue mentre le barche bloccano qualsiasi fuga.

Il Servizio Veterinario delle Faroe ha calcolato che la durata media delle uccisioni durante le cacce al grindadráp è di 12,7 minuti, sebbene l’equipaggio di Sea Shepherd spesso registri che le uccisioni siano durate ben più di 20 minuti.

 

 

Leggi anche: Il libro: “Hitler e Mussolini. Lettere, documenti, intercettazioni telefoniche”

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Tags: BALENEGRINDIN EVIDENZAISOLE FAROE
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