Io, Vax. Non pentito, ma deluso

Le innegabili contraddizioni di una campagna di informazione pasticciata

Vax

Sono un Vaccinista convinto da sempre, ora si dice Vax, ma i vaccini anti Covid mi hanno deluso.

Ho sempre fatto anche i vaccini antinfluenzali stagionali, avendo svolto il servizio militare chissà cosa mi hanno inoculato a suo tempo, che mi fece stare a letto due giorni.

Oltre a tanti altri vaccini, contro altre malattie, cui ho aderito convintamente. Credo nella scienza.

Ma questi sieri anti Covid, in tutta onestà, mi lasciano perplesso. Non sono pentito di averli fatti, ma un margine di dubbio si fa largo dentro di me.

Un racconto poco convincente

Fin dal loro esordio qualcosa non tornava: la loro commercializzazione fu annunciata dopo le elezioni presidenziali Usa, per non avvantaggiare Trump, che li aveva ampiamente previsti.

Un uso strumentale odioso, che ne ha macchiato indelebilmente la nascita.

Poi la confusione Astrazeneca sì Astrazeneca no, dopo il ripudio del cinese Sinovax e Sputnik russo.

Diligentemente ho ottemperato alle due dosi di RNA messaggero, salvifico, ci ho sperato.

Quando lo Stato ci mette lo zampino

Fatta la seconda dose ho prudenzialmente tirato un sospiro di sollievo, ma poi qualcosa è suonato sempre più strano.

Tanti, troppi casi di reazione, anche mortale. Ci sta, ma la pedissequa azione di negazione di detti casi mi ha fatto disamorare dell’informazione.

A tutte le ore, in tutti i Tg e talk show di approfondimento, risuona come un mantra il messaggio di vaccinarsi sempre e comunque. Un mantra via via sempre più ripetitivo e poco convinto.

Televisioni e rete paiono sempre più imboccati da veline di ministero, ripetono sempre le stesse cose, come i Virostar. Un bombardamento continuo che dimostra come l’informazione sia ormai asservita più o meno coattivamente a logiche politiche.

Lo sapevamo già, ma adesso è veramente palese.

Come la demonizzazione dei dissidenti: le accuse sguaiate di complottista, negazionista, untore, terrorista criminale ai NoVax, son diventate un tiro al piccione.

Alla fine, a mezza bocca, sono diventate incontestabili le ammissioni, velate ma reali: i vaccini non prevengono totalmente dai contagi, ma lo fanno sviluppare eventualmente in maniera lieve, a casa. Poi nemmeno quello, ma non si muore. Poi qualcuno è morto lo stesso. Ma meno degli altri.

Arriva la campagna del booster, la terza dose. Diligentemente la faccio, con minore convinzione.

Perché, secondo il buon senso, continuare a farsi inoculare un vaccino contro un virus di tre ceppi fa, non può coprirmi dalle varianti attuali. Esattamente come un vaccino antinfluenzale 2019 non può preservarmi dalle successive influenze del 2021.

Tant’è. Il booster è “nelle mie vene”, ho il super Green Pass. Ma qualcosa mi urta.

Costituzionalmente, lo dico io ma lo dice soprattutto il Professor Cassese, sarebbe più accettabile e percorribile la via dell’obbligatorietà della vaccinazione.

Piuttosto che questo obbrobrio giuridico dei Green Pass, che limitano ciò che non può essere limitato.

Un pasticciaccio burocratico sempre più stringente e complicato, frutto di compromessi politici limati nei dettagli e creati con il bilancino.

Chi fa il tampone, dimostra di essere sano, ma non può andare al ristorante, ad esempio. Chi è vaccinato ne è esentato, al ristorante ci va, ma, al contrario, può essere contagioso.

Ma che senso ha?

Burioni ci dice a Che Tempo che fa, che i tamponi molecolari possono essere pericolosi, e quelli rapidi poco affidabili.

Poi, d’incanto, invece, i tamponi rapidi vengono equiparati a quelli molecolari (complice l’intasamento dei laboratori che effettuano i test molecolari), e per alcuni eventi persino i boosterati devono fare il tampone. E girare con la mascherina. Mentre i non vaccinati tra poco non potranno fare praticamente più nulla. E questo, giuridicamente, è uno scempio.

A questo punto il castello di carte cade, come le mie convinzioni. O speranze.

Perché quel tampone pericoloso e poco affidabile, magicamente diviene necessario ed insindacabile per i vaccinati. Invece, per i non vaccinati, rimane poco attendibile e non li munisce di Green Pass. Lo stesso tampone, beninteso.

E nel coro mellifluo del giornalismo genuflesso nostrano, la vaccinazione non ci esenta dal contagio, ma è comunque dogmatica e necessaria.

Ormai, abituato testardamente a pensare con la mia testa, direi quasi condannato a farlo, sono convinto solo di un fatto.

Che, cioè, contro questo virus, obbiettivamente sintetico, sarà la natura e la sua mutazione endemica a salvarci, non i pretesi vaccini.

Ma se anche, con una bacchetta magica, il COVID sparisse domani dalle nostre vite, o fosse ridotto ad un raffreddore, nulla sarà come prima. Perché noi stessi non saremo mai più come prima.

 

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