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Home Politica

Ilaria Salis e l’immunità parlamentare: il rispetto della legge non ammette eccezioni

di Alessandro Scipioni
16 Giugno 2025
In Politica
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Ilaria Salis e l’immunità parlamentare: il rispetto della legge non ammette eccezioni
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Ilaria Salis e l’immunità parlamentare: il rispetto della legge non ammette eccezioni

La questione della revoca dell’immunità parlamentare a Ilaria Salis, eurodeputata italiana recentemente eletta, solleva un dibattito che va ben oltre il singolo caso giudiziario.

Il Parlamento Europeo è chiamato a decidere se dare seguito alla richiesta formale del governo ungherese di procedere penalmente contro Salis per fatti precedenti alla sua elezione, legati ad episodi di violenza verificatisi nel contesto di manifestazioni antifasciste.

E non è solo una questione procedurale: è una questione di principio

Innanzitutto, è fondamentale chiarire che non si tratta di difendere l’immunità parlamentare, ma di evitare che questa si trasformi in una forma di impunità.

I reati contestati a Salis non riguardano la sua attività politica né si configurano come espressione del pensiero: sono, secondo le autorità ungheresi, reati comuni di violenza, aggressione e lesioni personali.

In nessun paese democratico la violenza può essere giustificata in nome della militanza

La politica è legittima finché si muove nei binari del confronto civile e democratico; quando deraglia nella violenza, diventa crimine.

Perché mai un deputato dovrebbe essere sottratto al giudizio della magistratura?

In Italia abbiamo visto casi in cui parlamentari, pur rimanendo in carica, sono stati processati regolarmente. La revoca dell’immunità non implica la decadenza dal mandato parlamentare, né una dichiarazione di colpevolezza: è semplicemente il ripristino del principio di uguaglianza di fronte alla legge.

L’Ungheria sostiene che Ilaria Salis non sia una “martire politica” ma una “delinquente comune”

È un’affermazione che può suonare scomoda a chi cerca simboli ideologici, ma che, alla luce degli atti, trova una base concreta: il processo non riguarda le opinioni di Salis, ma i metodi che avrebbe utilizzato — e che in uno Stato di diritto non possono essere tollerati.

Del resto, la stessa Commissione giuridica (JURI) del Parlamento Europeo ha il compito di stabilire se vi sia un “fumus persecutionis”, ovvero se il procedimento giudiziario sia pretestuoso e volto a ostacolare l’attività parlamentare.

Non è suo compito, né lo sarebbe del Parlamento, esprimere un giudizio sulla colpevolezza o l’innocenza di Salis. Se tale intento persecutorio non sussiste, come ha concluso il relatore incaricato, non c’è alcun motivo legittimo per negare la revoca dell’immunità.

Alcuni settori politici continuano a evocare l’Ungheria come “regime illiberale”, ipotizzando una vendetta politica

Ma non si può brandire il principio dello Stato di diritto solo quando fa comodo.

Lo Stato di diritto impone che tutti, compresi i parlamentari, rispondano delle proprie azioni davanti alla legge, se vi sono fondati motivi.

Un precedente pericoloso sarebbe quello di proteggere un parlamentare non per garantire l’autonomia del suo mandato, ma per sottrarlo a un processo per fatti gravi e anteriori all’elezione.

Si finirebbe per creare una nuova Ancien Régime, in cui l’elezione a carica pubblica diventa una scorciatoia per l’intoccabilità, trasformando l’immunità in privilegio di casta

Da garantista, ritengo che nessun cittadino debba essere condannato senza processo e senza una sentenza definitiva. Ma questo principio vale per tutti, anche per Ilaria Salis, che ha il diritto di essere difesa, ma non quello di sfuggire al giudizio.

Un operaio, un funzionario, un semplice cittadino, accusati degli stessi reati, sarebbero chiamati a rispondere davanti a un giudice. Perché Salis no?

Chi si dice “dalla parte degli ultimi” dovrebbe essere il primo a opporsi ai privilegi. Difendere l’uguaglianza significa chiedere che anche Ilaria Salis, come ogni altro cittadino, possa — e debba — affrontare un processo giusto, senza scorciatoie né immunità salvifiche.

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Tags: GIUSTIZIAILARIA SALISPARLAMENTO EUROPEOPRIMO PIANOUNGHERIA
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