Il veleno della sinistra contro una grande premier: insulti, odio e l’attacco vergognoso di Landini

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Il veleno della sinistra contro una grande premier: insulti, odio e l’attacco vergognoso di Landini

All’estero la considerano una grande leader, autorevole, pragmatica, capace di dare stabilità a un Paese complesso come l’Italia. In patria, invece, Giorgia Meloni viene quotidianamente aggredita con un linguaggio sempre più violento e delegittimante, soprattutto da una sinistra che sembra ormai aver perso il senso della misura.

È il paradosso politico che oggi accompagna la figura della presidente del Consiglio: stimata fuori dai confini nazionali, osteggiata con toni feroci dentro il dibattito italiano

Dalla stampa internazionale arrivano giudizi chiari. Die Welt la descrive come una leader forte e credibile, capace di parlare con voce autorevole in Europa. Alcuni la mettono persino a paragone positivo con figure storiche come Merkel o Macron. Anche Donald Trump, in più occasioni, ha lodato la sua determinazione, definendola “una grande leader”.

L’Italia, agli occhi del mondo, è tornata centrale e affidabile, proprio grazie a un governo che lavora con coerenza e decisione

Ma il fronte interno è tutt’altra storia. La sinistra attacca Meloni ogni giorno con un’aggressività che spesso travalica la critica politica. L’episodio più grave è recente: Maurizio Landini, leader della CGIL, ha definito la premier una “cortigiana”, usando un linguaggio sessista, volgare e totalmente fuori luogo.

Un insulto personale che racconta più del nervosismo di certa opposizione che non della realtà dei fatti

E non è un caso isolato. Dalle aule parlamentari ai social media, si moltiplicano attacchi basati su etichette, insulti e disinformazione.

Meloni ha risposto parlando di un clima avvelenato e di una sinistra che ha perso lucidità, preferendo lo scontro sistematico al confronto sulle idee.

Mentre il governo lavora su dossier cruciali come il PNRR, la giustizia e la sicurezza, l’opposizione sembra interessata solo a screditare la figura della premier con ogni mezzo

Il contrasto è evidente: fuori dall’Italia viene riconosciuto il valore della leadership di Giorgia Meloni, dentro il Paese si assiste a una campagna d’odio sistematica.

Questo cortocircuito danneggia non solo la politica, ma anche la qualità del dibattito pubblico

E rivela un problema profondo: quando si rinuncia al confronto per rifugiarsi nell’insulto, si finisce per avvelenare non solo le istituzioni, ma anche la coscienza democratica del Paese.

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