Il tema non è De Angelis, ma la libertà di espressione

O si condanna la violenza in assoluto o non si può condannare solo quella di una parte

Il tema non è De Angelis, ma la libertà di espressione. Qui non si tratta di difendere una persona, ma di stabilire limiti ad una libertà fondamentale in una società democratica.

È giusto porre dei limiti? Sicuramente sì. Non posso per mio diritto di espressione, calunniare, diffamare, oltraggiare, dissacrare, bullizzare.

Ma quando si limita la mia libertà di espressione, come cittadino, si reprime anche la libertà di tutti i cittadini.

Perché se io comprimo il diritto fondamentale di uno, comprimo il diritto fondamentale di tutti. Perché l’arbitrio verso un singolo, non garantisce alla collettività che tale arbitrio non si possa ripetere su altri. Un diritto fondamentale non deve essere compresso oltre i limiti necessari al bene comune.

I fatti

Andando al sodo che cosa ha detto esattamente Marcello De Angelis?

Sicuramente nulla che rinneghi.

De Angelis ha anzi ha rilanciato postando:”Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio. Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”.

Le reazioni

Marcello De Angelis ha un ruolo come responsabile della comunicazione nella regione Lazio. Il Presidente Francesco Rocca, ha sottolineato che il suo non è un ruolo politico, ma tecnico. Dunque valuterà cosa fare dopo averlo incontrato.

Elly Schlein ovviamente ha chiesto le dimissioni. Ma non è che ci si poteva aspettare qualcos’altro. E non solo da lei, a ragion del vero il Partito Democratico ha sempre chiesto le dimissioni di chiunque dicesse cose che non gradiva.

Franco Silvestri, capogruppo alla Camera del Movimento Cinque Stelle lo ha accusato di provare ad assolvere personaggi già condannati.

Un paio di considerazioni

Io rispetto le sentenze. Quindi non ho le competenze per mettere in discussione quanto hanno deciso i giudici. Sono sicuro che hanno operato secondo coscienza.

Ma quante volte la sinistra ha messo in discussione l’operato dei giudici?

Adriano Sofri  non è stato quasi santificato? Ovidio Bompressi non è stato messo alla stregua di un eroe? Barbara Balzerani  e Renato Curcio non sono stati sempre ammantati del più profondo rispetto e ricoperti di solidarietà?

Sul caso Moro non si coltivano costantemente nuove ricostruzioni dei fatti, che attribuiscono colpe a servizi segreti deviati o a ingerenze di paesi stranieri piuttosto che alle Brigate Rosse?

Mi sembra che anche quei quei brigatisti siano condannati con sentenza definitiva.

Chi si è mai dovuto dimettere? Chi mai è stato linciato per tali teorie?

Tra le altre cose non ritengo neanche giusto che si dimetta nessuno di loro. Se un opinionista, un giornalista, uno storico mette in discussione dei fatti, se ne prende la responsabilità politica intellettuale, talvolta anche giuridica,ma opera nell’ambito delle proprie funzioni.

Le implicazioni

Dette riflessioni portano a due problemi. Il primo è che, secondo il modo di vedere le cose di alcuni, la strage di Bologna è fatta da terroristi. Perché è fatta da fascisti. E quindi va condannata. Senza se, senza ma e senza starci a perdere troppo tempo.

Mentre il terrorismo di sinistra, è quasi visto alla stregua di una lotta per la liberazione. O, nel più roseo di casi, di una lotta fatta da compagni che sbagliavano. Ma erano pur sempre dalla parte giusta. Quindi valutato più bonariamente.

Il pericolo di una tale visione, sta nel fatto che non c’è una condanna della violenza in generale . C’è una condanna della violenza che proviene da una parte.

Non dimentichiamo che l’ex terrorista di Prima Linea Sergio D’Elia, ha avuto l’onore di essere questore della Camera.

E allora dimissioni di massa

Se il principio deve essere quello di condannare chiunque abbia avuto posizioni radicali, contrarie allo stato democratico, allora deve valere per tutti.

Allora a sinistra non si diano incarichi ad ex elementi di movimenti violenti extraparlamentari. Allora non si dia una stanza in senato ad un ragazzo che, pace all’anima sua, aggrediva un carabiniere a colpi di estintore.

E questo valga anche a destra. Si applichi una condanna ed una epurazione generale . Ed anche quando qualcuno dice che Moro non fu ucciso dai terroristi, ma dai servizi segreti o dagli americani,lo si licenzi immediatamente.

La mia è una provocazione perché non sono d’accordo con una simile ipotesi. Al di là del condividere o meno alcune dichiarazioni, chiunque ha il diritto di farle. Altrimenti arriveremmo ad una censura del pensiero e ad un radicalismo giacobino che comprometterebbe definitivamente la,già precaria, libertà di espressione nel nostro  paese .

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