Il significato dei voti. Le amministrative non sono le politiche

amministrative

Le elezioni amministrative non hanno a che vedere strettamente con le elezioni politiche. In un sistema di elezione diretta come quello di comuni e regioni, conta molto l’amministratore che viene scelto per guidare l’ente.

Le elezioni politiche sono un’altra cosa soprattutto da quando il sistema è stato nuovamente proporzionalizzato.

Gli italiani hanno scelto l’ultimo governo dell’anno 2008. Ora quando vanno a votare alle elezioni politiche sanno benissimo di doversi affidare a dei partiti. Non di eleggeranno direttamente chi governerà il paese. L’esatto contrario di quello che avviene negli enti locali.

Facciamo l’esempio pratico, per rimanere in Toscana, di Vivarelli Colonna. Viene eletto a Grosseto come sindaco di centro-destra, soprattutto perché la sua amministrazione è stata apprezzata.

PD e 5 Stelle

È ridicolo parlare di un’ipotetica vittoria, di un’ancora più ipotetica coalizione tra Movimento Cinque Stelle e PD. Sono andati lì uniti contro il centro destra. E grazie al Partito Democratico sono state falciate le speranze dei pentastellati di mantenere il governo di Roma e Torino.

Se i 5 Stelle credono che questi siano i migliori frutti che può dargli un’alleanza, ossia essere fagocitati nei fatti dal PD, sinceramente resta poco di buono da dire su loro. Si estingueranno per selezione naturale.

È oggettivo, tornando agli esiti del voto amministrativo, che le persone scelte abbiano trascinato questo o quello schieramento. Quindi un amministratore uscente ad esempio viene giudicato per quello che ha fatto, non soltanto per chi lo appoggia.

Non c’è un vero e proprio vincitore. La maggior parte dei comuni sarebbero andati al centro-sinistra? Ma si tratta in gran parte di comuni dove già governavano.
L’Unica regione in ballo è andata al centrodestra. Dove il centro-destra avuto delle conferme, così anche il centro-sinistra. Chi perde sono sicuramente i pentastellati.

Adesso ci sono dei ballottaggi centrali

Questo è un esito che si vedrà in futuro, quando avremo la certezza di come sono andati a finire i capoluoghi importanti.

L’astensionismo elevato è un problema politico generale. C’è netta sfiducia nel quadro politico. c’è tanta gente che non si riconosce più in una politica quindi siamo davanti ad un fenomeno trasversale.

Alla fine la polemica più grande è perché la campionessa di preferenze nella città eterna si chiama Rachele Mussolini. L’hanno votata perché è una candidata radicata? Ha saputo fare una buona campagna elettorale?
Oppure richiama un cognome discusso ?

È uno dei tanti aspetti che vengono alla luce quando la gente vota. E le preferenze non sono poi più di tanto sindacabili. Scandalizzarsi significa assumere lo stesso atteggiamento di coloro i quali dicevano che votare il movimento di Beppe Grillo significava votare per l’antipolitica. Ossia non votare affatto.

Gravissimo errore di fondo. Si trattava comunque di un voto.

Porsi davanti a tanti voti con l’atteggiamento di disgusto, di superiorità intellettuale è sbagliare totalmente la prospettiva. Piuttosto bisognerebbe chiedersi le ragioni, capire le motivazioni alla base delle scelte degli elettori.

Anche quando queste non piacciono, in democrazia restano sovrani i cittadini.

 

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