Il Reddito di cittadinanza come strumento di giustizia sociale

In occasione del quattordicesimo anniversario della morte del professor Giacinto Auriti (Guardiagrele, 10 ottobre 1923 – Roma, 11 agosto 2006) proveremo a rilanciare, in poche righe, il dibattito sul Reddito di cittadinanza. Cavallo di battaglia fin dalla nascita del M5S, negli ultimi anni esso è divenuto oggetto di discussione in tutti i telegiornali e talkshow televisivi. Ma cos’è realmente il Rdc? Qual è la sua vera funzione? Quale ruolo ebbe il compianto professore di Guardiagrele?

Breve cronistoria

Quasi tutti ricorderanno che i giorni successivi alle elezioni del 4 marzo 2018 furono caratterizzati dal folcloristico e presunto assalto ai CAF. Gli analisti e i maggiori esperti iniziarono a domandarsi come un eventuale governo guidato dai Cinquestelle sarebbe riuscito ad attingere alle risorse per finanziare questo ardito progetto. Lo stesso Beppe Grillo, fondatore del Movimento, nei suoi comizi di piazza sosteneva la necessità di introdurre tale misura senza mai dare una risposta chiara circa le coperture economiche-finanziarie. «In qualche modo troveremo le risorse!», rassicurava il comico genovese. Eppure Grillo dovrebbe conoscere molto bene l’argomento essendo stato discepolo del professore Giacinto Auriti, famoso per aver teorizzato il valore indotto della moneta nonché il concetto stesso di Reddito di cittadinanza.

La mistificazione del Reddito di cittadinanza

Nel corso degli ultimi anni il termine “Reddito di cittadinanza” è stato inflazionato e svirilizzato, poiché utilizzato come sinonimo di “Reddito minimo” o “Reddito di sussistenza”. Di fatto, il M5S ha compiuto una vera e propria mistificazione terminologica e contenutistica. I grillini, infatti, dovrebbero sapere che l’unico modo attraverso cui introdurre il reddito di cittadinanza passa dal ritorno alla sovranità monetaria. Battaglia troppo rischiosa e impopolare, abbandonata anzitempo da Di Maio, Crimi & Co.

La moneta-debito

La Banca Centrale Europea è la detentrice dell’emissione monetaria ed in quanto tale prestatrice della stessa moneta agli Stati dell’eurozona. Letto in questi termini, il reddito di cittadinanza costituisce solo un costo insostenibile per l’intera collettività. Un debito messo nelle tasche dei cittadini. In estrema sintesi questo è il sistema della cosiddetta moneta-debito con il quale oggi si finanzia il presunto Rdc.

 

Il Reddito di cittadinanza auritiano

In un regime a sovranità monetaria come auspicato da Auriti la moneta, all’atto della sua emissione, nasce di proprietà del popolo ed in quanto tale viene accredita allo stesso – gratuitamente perché di costo nullo – sotto forma di reddito di cittadinanza. La distribuzione del suddetto reddito si concretizza mediante l’attribuzione al cittadino di un codice dei redditi sociali. In base a tale codice, a quest’ultimo sarà accreditata una quota di reddito derivante dall’accettazione monetaria. Il tutto secondo la piena attuazione dell’articolo 42 comma secondo della Costituzione. Da ciò, risulta palese che la diffusione del Rdc possa avvenire solo nell’ambito di un sistema in cui la moneta abbia in primis una funzionalità giuridica e sociale.

L’odierno Rdc griffato Cinquestelle rappresenta una elemosina di stato volta ad accalappiare i consensi di una popolazione allo sbando, disperata e totalmente all’oscuro del secolare inganno del sistema monetario e bancario. In sostanza, una vera e propria truffa volta a mettere alla berlina uno strumento concepito con lo scopo di affermare una forma più alta di giustizia sociale.

 

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