Il processo ai leader

I risultati determineranno il futuro dei segretari

Il processo ai leader. Quando avremo in mano i risultati elettorali, avremo anche il quadro chiaro e completo, per poter fare i pronostici sulle rese dei conti, interne ai partiti politici.

Qualche ipotesi

Basandoci comunque sulle rivelazioni dei giorni scorsi, si può provare ad azzardare qualche ipotesi. Più o meno attendibile, a seconda di come andranno le ultime fasi della campagna elettorale. Però di certo un quadro lo si può comunque delineare. Magari un quadro dai contorni sfocati, ma mettendo a fuoco alcuni scenari interessanti.

Letta molto precario

Per Enrico Letta la situazione non sarà delle più felici. Difficilmente il Partito Democratico otterrà Il risultato sperato. Dunque anche se dovesse mantenere egemonia nella sinistra, il processo verrà aperto nei confronti del segretario. E probabilmente, la segreteria passerà di mano.

Conte sorride

In fondo se c’è una situazione positiva è quella di Giuseppe Conte. Il Movimento Cinque Stelle praticamente era stremato, dall’appoggio al responsabile governo Draghi, fortemente poco gradito a gran parte della propria base. Diviso da un ingombrante Luigi Di Maio. Ora la base protestataria sembra essere recuperata, i consensi tornati a due cifre. E, cosa non meno importante, l’opposizione interna liquidata.

Giuseppe Conte, ha potuto fare le liste praticamente non dovendo tener conto di contrappesi interni al suo stesso movimento. Se ha strutturato tutto bene, potrà lavorare con alle spalle una pattuglia abbastanza omogenea e senza temibili avversari.

Meloni ha il vento in poppa

Fratelli d’Italia, aveva davanti una vittoria abbastanza semplice. Contando su pochi parlamentari uscenti, era forse l’unica formazione a dover già perdere meno dal taglio dei parlamentari. Comunque con i numeri di un anno fa, avrebbe comunque incrementato. Ma adesso la situazione sembra davvero ideale a Giorgia Meloni. Che potrebbe avere in mano il partito egemone del centrodestra, anche grazie alla debolezza degli alleati.

Ovviamente la vera scommessa, per la presidente dei Fratelli d’Italia sarà poi riuscire a governare. In una fase storica particolarmente complicata. Ma il giorno dopo le elezioni, tutto fa credere che brindera’.

Renzi e Calenda?

Il Terzo Polo, avrà senso se sarà determinante. Il loro scopo dichiarato è quello. Non poter essere marginalizzati se si dovesse fare un governo. Ed a quanto sembra, questo scopo almeno in fase iniziale, non sarà raggiunto. Con tutta probabilità nascerà un governo a prescindere da Renzi e Calenda.

Ma questo non significa, che in futuro, nel caso la coalizione vincente non dovesse rivelarsi solida, che il terzo Polo non possa sfruttare l’occasione per divenire una stampella determinante. E dunque rientrare in pista.

L’eterno Silvio

Silvio Berlusconi conserva sicuramente una fetta di elettorato, che seppur ben ridotta è comunque importante. Non è eccessiva nei numeri, ma politicamente determinante per la tenuta di un ipotetico governo del centrodestra. E soprattutto, il centro può diventare qualcosa di più importante attualmente solo con la benedizione di Berlusconi. Facendo i conti con Berlusconi.

Ovviamente si ripete, sempre più attuale visto l’avanzare dell’età, l’eterno problema di Forza Italia: la successione. La forza ed il limite di quel partito è Berlusconi. La scommessa è se sopravviverà al suo fondatore, ed a questo punto se Berlusconi saprà passare Il timone in tempo.

A Sinistra

Tutto quello che è a sinistra del PD, potrebbe giovare nel momento non particolarmente brillante della segreteria lenta. Potrebbe erodere una parte di elettorato, che gli consentirebbe di avere un certo peso, ed un ipotetico trampolino di lancio per rifondare qualcosa di durevole a sinistra. Ovviamente per forza di cose alleato con il Partito Democratico, ma non troppo subordinato.

Chiaro che però ogni ambizione della sinistra, dovrà fare i conti con la propria capacità di costruire un contenitore strutturato e durevole, per dare affidabilità ai propri elettori ed agli alleati.

Salvini nel caos

Raramente si sono visti in politica uomini capaci di erodere tutto quello che avevano costruito. Il grande incantatore di folle, l’uomo che solo tre anni fa non aveva freni alle proprie ambizioni ora gioca in rincorsa.

Salvini sta facendo pagare alla Lega i sui problemi di fondo. Una personalità dominante, l’eterna strategia unicamente offensivista, ed un impreparazione di fondo.

Al partito sindacato del territorio di Umberto Bossi, si è sostituito un partito dell’uomo. Dove la classe dirigente settentrionale è sempre più insofferente e tutta l’espansione nel meridione, si riduce ad una struttura debole ed ha una classe dirigente presente a macchia di leopardo. L’offensivismo Salvini non riesce a smorzarlo, perché è profondamente intollerante verso l’attendismo. Caratteristica che ha determinato la fine di molti politici e strateghi.

Ed infine probabilmente e più di tutto, il mancare di uno spessore, di una formazione e di una preparazione che lo rendano credibile ed all’altezza del ruolo. Premier non ce lo vede nessuno ormai, né gli italiani, nél ‘Europa, né gli alleati di oltreoceano.

Però l’immobilismo di molti dirigenti nel nord del paese, fa prevedere che per Salvini come per Letta si aprirà un regolamento di conti post elettorale con gli scontenti dei rispettivi partiti.

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